Risparmio e investimenti nel 2012, italiani al giro di boa

di Barbara Weisz

19 Giugno 2012 15:00

La crisi colpisce la propensione al risparmio degli italiani: nel 2012 si è dato fondo alle riserve, il reddito non basta e gli investitori puntano alla sicurezza con le obbligazioni. Indagine di Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo su risparmio e scelte finanziarie.

Ventenne, donna, esercente o artigiana: è la fotografia del risparmiatore in Italia che di più sta risentendo del perdurare della crisi: la capacità di risparmio – la propensione media al risparmio è scesa al 4,1%  – è in caduta libera, per non parlare degli investimenti.

Questo fosco scenario è quello disegnato dall’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2012 del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo.

Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2012

Il 2011 «chiude un’epoca, durata molti decenni, di consumi probabilmente eccessivi», e ora siamo a un «giro di boa» sia a livello macroeconomico – l’Europa deve costruire una nuova governance per l’Euro e l’Italia deve impostare investimenti più produttivi – sia sul fronte della vita quotidiana: le famiglie devono fare i conti con l’austerità dei consumi e con la necessità di lavorare di più e più a lungo, pagando un’aliquota fiscale maggiore.

Reddito, tenore di vita e aspettative

Quasi la metà degli italiani ha intaccato i risparmi nel 2012 (il 46,2% contro il 44% del 2011) e sale al record del 12,5%  la percentuale di chi dichiara un reddito insufficiente a mantenere il proprio tenore di vita (un italiano su otto, in aumento di tre punti sul 2011).

Il saldo tra i giudizi di sufficienza e insufficienza del reddito corrente, che aveva toccato il picco positivo nel 2002 (71,7%, anno dell’euro), scende al minimo storico (45,7%), dopo il  valore di 53,4 del 2011: solo il 15,2% degli intervistati dichiara di non aver subito l’impatto della crisi.

La recente riforma delle pensioni ha lasciato insoddisfatto il 48,9% degli italiani, per i quali non si possono cambiare le regole troppo spesso, e le aspettative sulla capacità di acquisto con le future pensioni sono molto basse: il 43,1% si aspetta una pensione pari o inferiore a 1.000 euro e solo il 9,6% ritiene che sarà superiore a 1.500 euro.

Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2012 - Centro Studi Einaudi e Banca Intesa Sanpaolo su interviste Doxa.

Un approfondimento dedicato ai baby boomer (i nati fra il 1951 e il 1976: l’80% della forza lavoro italiana), indica che il numero di coloro che ritengono di essere regrediti, in termini economici, rispetto ai genitori è pari al 40,9%, contro il 20,2% che invece ritiene di aver migliorato la situazione.

Le scelte di risparmio

Le scelte di investimento sul risparmio risentono della crisi: essendo la sicurezza l’obiettivo numero uno (53%) è difficile sapersi orientare e la difficoltà maggiore (25,7%) è quella di comprendere il rischio legato ai diversi impieghi.

Sono sempre meno gli italiani che si arrischiano a investire in strumenti e fondi che prevedono un rendimento immediato (16,6%), liquidità (15,8%) e crescita del capitale a medio-lungo termine (7%).

Obbligazioni

Le obbligazioni (titoli di stato compresi) restano il principale strumento di risparmio: possiede bond il 21,7% (24,6% nel 2011). La quota dei patrimoni investita in obbligazioni è del 24,2%, senza variazioni per età.

restano l’investimento preferito dei piccoli risparmiatori (32,2%) e, nel complesso, soddisfano la maggior parte degli investitori (73,7%). Il saldo tra soddisfatti e insoddisfatti (+57,3%) è il più elevato fra quelli relativi agli impieghi finanziari.

Sulla percezione di sicurezza delle obbligazioni incide la crisi del debito in Europa: chi giudica i bond un investimento sempre sicuro è solo il 7,8% dei risparmiatori italiani, mentre salgono al 28,5% coloro che li ritiene un investimento rischioso.

Azioni

Le azioni sono un investimento per pochi, generalmente di livello medio alto dal punto di vista dell’istruzione e del reddito, e che curano personalmente le proprie scelte di impiego.

Dichiara di aver fatto un investimento in azioni negli ultimi cinque anni il 12,5%, percentuale invariata rispetto al 2011.

Chi compra azioni: il 32% sono laureati e il 17,2% ha un titolo di scuola superiore, il 31,2% è imprenditore o libero professionista, e il 32,1% è dirigente o funzionario. Il 30,8% ha un reddito superiore ai 2500 euro al mese, il 36,8% è un grande risparmiatore.

Interessante il dato sulla propensione al rischio: il 64,3% degli investitori che si dichiarano propensi al rischio ha comprato o venduto azioni negli ultimi cinque anni, contro un 9,8% rilevato tra coloro che preferiscono investimenti più sicuri.

Risparmio gestito

E’ pari al 10,9% la percentuale di italiani che acquista prodotti di risparmio gestito, in calo sul 2011, con una dinamica che rispecchia le tensioni sui mercati.

Le ragioni principali che spingono gli investitori verso il risparmio gestito sono affidare i propri risparmi agli esperti (27%) e ridurre i rischi degli investimenti (26,1%).

Fra coloro che possiedono forme di risparmio gestito, un 18,3% vi si è avvicinato per la prima volta nel 2012 e un 16,5% ha incrementato il proprio investimento.

Allargando però l’orizzonte temporale agli ultimi cinque anni, sono molti coloro che hanno disinvestito: il 73,9% di coloro che hanno posseduto fondi comuni o sicav continuano ad averne oggi, per le gestioni patrimoniali la percentuale passa a 79%, per gli etf a 81,3%.

Fondi pensione

Nonostante le scarse aspettative sulle future pensioni, il cosiddetto secondo pilastro (i fondi pensione) continua a non decollare. E’ pari al 10,5% la percentuale di chi ha sottoscritto un fondo pensione nel 2012. La quota sale con il livello di istruzione (14,9% fra i laureati) e fra coloro che lavorano in proprio (imprenditori o liberi professionisti, 21,3%, artigiani e commercianti, 15%).

Fra i lavoratori dipendenti, invece, vince il TFR: lo lascia in azienda il 50,2%.

Immobili

La casa resta l’eterno amore degli italiani: il 77,1% abita in una casa di proprietà, solo il 20,5% vive in affitto, il 2,4 vive in un’abitazione ad uso gratuito. La proprietà della prima casa è relativamente trasversale al reddito.

C’è un 8,9% di italiani che ha comprato un immobile negli ultimi dodici mesi (per il 6,4% si è trattato della prima casa). Il 21,7% ha un mutuo.

Nonostante gli aggravi fiscali, come l’IMU, il saldo tra soddisfatti e insoddisfatti è pari a +80,8%, il più elevato tra tutte le classi di investimento.

Per approfondimenti: