Calcolo stipendio netto

Il calcolo dello stipendio netto online è una delle informazioni più richieste nel 2023, dopo le novità per la busta paga previste dalla Manovra. Si tratta di un dato utile da conoscere quando si cambia lavoro, quando ci si rivolge a banche e e soprattutto nel caso ci sia bisogno di accendere un mutuo o chiedere un prestito. PMI.it mette a disposizione un servizio online gratis – aggiornato alle nuove aliquote e scaglioni IRPEF e agli esoneri INPS 2023 – per conoscere l’importo netto del tuo stipendio a partire dal lordo, con un utilizzo del calcolatore semplice e intuitivo:

  • inserisci il valore della tua remunerazione annua lorda (RAL);
  • seleziona la Regione di residenza per l’addizionale IRPEF applicata;
  • inserisci il valore percentuale dell’addizionale comunale;
  • indica il tipo di datore di lavoro (privato o pubblico);
  • se lavoro domestico, o meno;
  • il tipo di contratto (a tempo indeterminato, determinato, apprendistato o altro);
  • l’eventuale appartenenza a categorie che hanno diritto a particolari sgravi contributivi (disoccupati, giovani, madri di rientro dalla maternità, percettori di RdC, o nessuno dei precedenti);
  • eventuali carichi di famiglia;
  • numero mensilità;
  • giorni lavorativi/anno;
  • clicca su Avvia il calcolo.

Al termine dell’elaborazione del calcolo avrai lo stipendio netto.

In aggiunta, ti verrà mostrato uno specchietto che ricapitola gli sgravi contributivi 2023 ai quali ha diritto il lavoratore, nonché il datore di lavoro, in caso di nuova assunzione di lavoratori o lavoratrici appartenenti a determinate categorie protette, con indicazione della normativa di riferimento e l’eventuale cumulabilità con altri incentivi.

Calcola il tuo stipendio netto

Se conosci l'addizionale comunale applicata dal tuo comune indicala qui. Altrimenti verrà impostata automaticamente al valore del comune di Milano (0,8%)

Come funziona il calcolatore dello stipendio netto

Per calcolare lo stipendio netto il tool gratuito di PMI.it parte dalla retribuzione annua lorda (RAL), ovvero quella che solitamente viene concordata al momento della stipula del contratto di assunzione. Per determinare a quanto ammonta il netto mensile in busta paga vengono poi applicate le regole previste dalla normativa vigente (tenendo conto delle novità previste dalla Riforma dell’IRPEF inserita nella Legge di Bilancio), per scorporare fondamentalmente quelle che sono le tasse e le ritenute effettuate dal datore di lavoro in qualità di sostituto d’imposta e applicabili all’importo lordo a seconda, ad esempio, del rapporto di lavoro instaurato, la Regione di residenza e la presenza di eventuali familiari a carico rientranti nel nuovo calcolo, che consentono di recuperare parte dell’IRPEF.

In questo modo si ottiene il valore del proprio stipendio al netto delle imposte dovute.

A partire dal RAL viene dunque calcolato quello che è l’importo dello stipendio al netto delle imposte, in base allo scaglione IRPEF di appartenenza e alle detrazioni spettanti, quindi vengono sottratte le addizionali regionali e comunali e viene aggiunto l’eventuale bonus IRPEF in busta paga per i dipendenti che ne hanno diritto (incamerato dalla riforma nelle nuove detrazioni sul lavoro dipendente). Il calcolo dello stipendio netto mensile tiene conto delle mensilità in busta paga e dei giorni di lavoro dipendente.

Come si calcola lo stipendio netto

Il calcolo dello stipendio netto a partire dal RAL così ottenuto può risultare lievemente differente a seconda del  contratto di lavoro (CCNL) di riferimento che può prevedere alcuni contributi specifici aggiuntivi. Lo stipendio netto calcolato dal tool gratuito di PMI.it rappresenta una buona stima di partenza, ad esempio per capire a quanto corrisponderà realmente un possibile aumento retributivo, ma non tiene conto di eventuali detrazioni aggiuntive calcolate in fase di dichiarazione dei redditi, né di eventuali spese da portare in deduzione da parte di autonomi e professionisti (Partite IVA).

Altri elementi da considerare per un calcolo preciso dello stipendio netto sono:

  • l’aliquota contributiva applicata dall’Ente previdenziale di appartenenza a carico del lavoratore (l’aliquota INPS è pari al 9,19%, quella a carico del datore di lavoro non viene indicata in busta paga e varia a seconda dei settori di appartenenza, l’imponibile IRPEF è pari allo stipendio lordo meno i contributi INPS);
  • il regime fiscale;
  • eventuali altri redditi.

La decontribuzione 2023

Per il lavoratore, dal 1° gennaio 2023 è previsto un taglio del cuneo fiscale al 2% per i redditi annui lordi fino a 35mila euro (lordo mensile di 2.692 euro) e al 3% per quelli fino a 25mila euro (che corrisponde ad un limite retributivo mensile fino a 1.923 euro). L’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali è interamente a carico dei lavoratori per i rapporti di lavoro dipendente ad eccezione di quelli di lavoro domestico.

Alle donne lavoratrici che rientrano dalla maternità obbligatoria spetta uno sconto contributivo pari al 50% della quota a carico della dipendente per 12 mesi.

Per i datori di lavoro , la Manovra 2023 prevede un nuovo esonero contributivo al 100% per 12 mesi, per le assunzioni effettuate nel corso dell’anno di un percettore di Reddito di Cittadinanza a tempo indeterminato (può anche essere una trasformazione), ad esclusione del lavoro domestico.

Per chi assume under 36 con contratto a tempo indeterminato c’è la decontribuzione giovani al 100% fino a 8mila euro annui, per tre anni elevati a quattro anni in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.

La decontribuzione donne disoccupate di qualsiasi età e disoccupati under 50 è al 50%, fino a un massimo di 8mila euro, con incremento occupazionale, per una durata di 12 mesi in caso di contratto a tempo determinato e 18 mesi in caso di contratto a tempo indeterminato.

Questi incentivi all’occupazione spettano ai datori di lavoro privati, escludendo il lavoro domestico.

Retribuzione Annuale Lorda (RAL)

Cos’è il/la RAL: Il RAL è l’acronimo comunemente utilizzato per indicare la retribuzione annua lorda, ovvero l’insieme degli stipendi versati al lavoratore dal proprio datore, escluse le trattenute fiscali e previdenziali.

Il calcolo della RAL avviene partendo dalla busta paga, dove si trova sempre indicato, insieme a contributi, tasse, allo stipendio netto mensile, trattenute già sottratte dal datore di lavoro (INPS, INAIL e così via) e l’importo lordo mensile calcolato in base alle ore mensili lavorate, alla qualifica e agli accordi contrattuali.

A partire da tale informazione, il calcolo dello stipendio lordo annuo si effettua semplicemente moltiplicando le retribuzioni mensili lorde (RAL in busta paga) per il numero delle mensilità, comprese tredicesima e quattordicesima se previste dal contratto di lavoro. Da precisare che bisogna anche tenere presente gli straordinari e aggiungerli al calcolo del RAL.

Dallo stipendio lordo si può partire anche per effettuare il calcolo del “RAL netto”, sottraendo alla cifra ottenuta le tasse per i contribuiti INPS e le ritenute IRPEF.

A cosa serve il calcolo del RAL: la retribuzione lorda annua viene utilizzata come punto di partenza per calcolare lo stipendio netto mensile e annuale, ma calcolare il RAL può servire anche per gestire meglio le finanze, compilare la certificazione unica (CU) e spesso viene richiesto quando ci si candida per un nuovo posto di lavoro.

Contributi previdenziali e assistenziali

Abbiamo visto che tra gli elementi da considerare per un calcolo preciso dello stipendio netto mensile e annuale ci sono i contributi a carico del lavoratore. Un elemento che è utile conoscere anche per calcolare le imposte da versare allo Stato, visto che l’imponibile IRPEF è pari allo stipendio lordo al netto dei contributi INPS.

Ma i contributi previdenziali ed assistenziali cosa sono?

Generalmente pagati all’INAIL o all’INPS, i contributi assistenziali sono versamenti obbligatori che il datore di lavoro deve corrispondere agli Enti di assicurazione sociale per conto dei lavoratori al fine di garantire una copertura da eventi come malattie, periodi di disoccupazione, maternità, infortuni sul lavoro, invalidità e così via.

I contributi previdenziali sono i versamenti che devono obbligatoriamente essere corrisposti all’Ente di previdenza sociale (generalmente l’INPS per i lavoratori dipendenti e la Cassa previdenziale di categoria per i liberi professionisti). I contributi previdenziali servono a maturare il diritto alla pensione e determinano l’importo dell’assegno previdenziale stesso.

Vediamo ora come si calcolano i contributi previdenziali – che essendo in parte a carico del lavoratore devono essere sottratti dallo stipendio lordo per ottenere il netto – e assistenziali.

Con riferimento all’INPS, le aliquote delle contribuzioni ai fini pensionistici (IVS) sono in genere pari al 33% della retribuzione lorda del lavoratore, di cui:

  • il 9,19% a carico del lavoratore. Queste trattenute previdenziali vengono riportate in busta paga e vanno scorporate dalla retribuzione lorda, per ottenere il valore dello stipendio netto;
  • il 23,81% a carico del datore di lavoro. Questi oneri sociali non vengono indicati in busta paga, quindi non bisogna tenerne conto per calcolare il RAL o lo stipendio netto. Per conoscere il loro ammontare, ogni anno al lavoratore viene consegnato “Modulo 01 M”, dove è riportato il rendiconto dei contributi previdenziali versati a nome del lavoratore dal datore di lavoro.

Le gestioni in relazione alle quali la misura della contribuzione ai fini pensionistici si attesta a una diversa misura sono:

  • Fondo di quiescenza degli iscritti all’Istituto Postelegrafonici IPOST (32,65%);
  • Fondo Volo (a seconda dell’anzianità assicurativa e dell’adesione o meno a fondi complementari di previdenza: 38%, 37,70%, 40,82%);
  • Fondo Pensioni Lavoratori Spettacolo (solo per ballerini, tersicorei, coreografi e assistenti coreografi iscritti successivamente al 31 dicembre 1995: 35,70%).

I contributi assistenziali, che essendo versati dal datore di lavoro non hanno impatto sul calcolo dello stipendio netto, hanno un importo variabile a seconda del settore produttivo di appartenenza dell’azienda datrice di lavoro. Solitamente gli importi sono pari a:

  • contributo disoccupazione (per i rapporti T.D.+1,40%): 1,61%;
  • contributo per l’indennità economica di malattia (misura variabile in base al settore): 2,22% – 3,21%;
  • contributo maternità (misura variabile in base al settore): 0,24% – 0,46%;
  • contributo per il fondo di garanzia TFR : 0,20%.