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Fondi pensione, meglio puntare sul Tfr

di Barbara Weisz

3 Febbraio 2012 16:40

Rendimenti in calo per i fondi pensione nel 2011, stabili solo quelli di categoria, mentre il Tfr si è rivalutato del 3,5%. Salgono invece gli iscritti, pur restano pochi: i dati preliminari della Covip.

Il 2011 è un anno da archiviare per chi ha investito in un fondo pensione: in media, le performance sono in perdita, con l’unica eccezione dei fondi negoziali, sostanzialmente stabili, mentre per esempio chi ha lasciato il Tfr in azienda ha guadagnato il 3,5%. Lo rilevano i dati provvisori diffusi dalla Covip, la commissione vigilanza sui fondi di previdenza complementare.

Del resto, l’anno appena concluso è stato contrassegnato da notevoli turbolenze di mercato che evidentemente si sono riflesse anche su questi prodotti di investimento. Rispetto al settore del risparmio gestito nel suo complesso, che nel 2011 ha segnato un calo sul fronte della raccolta, i fondi pensione hanno invece visto aumentare il numero degli iscritti (che in termini assoluti restano comunque pochi).

I rendimenti e il Tfr

Partiamo dal capitolo che probabilmente interessa di più chi investe nei fondi pensione, quello dei rendimenti. Qui, l’unico dato che non è preceduto dal segno meno è quello dei fondi negoziali (sono i fondi di categoria), che sostanzialmente restano in pari, +0,1% la performance 2011 (si tratta di una media di tutti i comparti).

Performance negative invece per fondi aperti, con rendimento in calo del 2,4%, e pip (piani individuali previdenziali), sotto mediamente del 5,7%.

Il paragone con il Tfr è impietoso: il trattamento di fine rapporto si è rivalutato nel 2011 del 3,5% (il Tfr si rivaluta dell’1,5% più il 75%% del tasso di inflazione).

Analizzando più nel dettaglio i diversi comparti, fra i fondi negoziali sono saliti dell’1,7% i rendimenti dell’obbligazionario puro e dell’1,1% quelli dell’obbligazionario misto, mentre sono scesi il garantito, -0,8%, il bilanciato, -0,6%, l’azionario, che registra una flessione del 3%.

Fra i fondi aperti, rendimenti inferiori distribuiti in modo abbastanza analogo (rispetto ai fondi chiusi): valori positivi per l’obbligazionario puro, +1%, e misto, 0,3%, leggera flessione dello 0,3% per il garantito, cali più vistosi per bilanciato, -2,3%, e azionario, -5,3%.

Quanto ai pip, crollo dell’8,8% per l’azionario, bilanciato sotto del 4%, e anche qui obbligazionario positivo, +0,9%.

In generale va sottolineato comunque che il fondo pensione è un classico investimento di lungo periodo, che va quindi valutato su un orizzonte temporale ampio. Nel 2009 e nel 2010 in media il rendimento dei fondi pensione aveva battuto il Tfr, mentre il 2008 era stato un annus orribilis.

Bisogna naturalmente tener presente che i diversi prodotti hanno rendimenti diversi. Ma certo, va detto anche che il Tfr ha una rivalutazione sicura (si calcola che perda rispetto all’inflazione solo nel caso in cui quest’ultima superi il 6%), mentre i fondi sono prodotti finanziari soggetti alle oscillazioni del mercato.

Le adesioni

Passando alle adesioni, come detto il 2011 ha registrato un aumento. Il numero complessivo degli iscritti alle gestioni previdenziali complementari è salito del 5,7%, raggiungendo quota 5milioni 573mila iscritti (dai 5milioni 271mila del 2010). Si tratta comunque di numeri ben lontani dalla potenziale platea di riferimento se si calcola che solo un lavoratore su quattro ha aderito a una forma di previdenza complementare.

La crescita è attribuibile in larga misura ai pip nuovi, che hanno segnato un incremento degli iscritti del 25,1%, raggiungendo 1milione 451mila adesioni. Molto inferiore, pari al 3,8%, la crescita dei fondi aperti, che hanno 881mila iscritti. Negativo il risultato, sempre in termini di adesioni rispetto al 2010, dei fondi negoziali, in flessione dello 0,8%, che restano comunque quelli con il maggior numero di clienti in termini assoluti, 1 milione 994mila (nel 2010 erano più di 2 milioni).

Quanto alle risorse, anche qui la parte del leone spetta ai pip nuovi, con 6,9 milioni di euro, in aumento del 32% rispetto al 2010. Seguono i fondi negoziali, +12,9%, a 25milioni 265mila euro, mentre la crescita del patrimonio del fondi aperti è stata del 10,6%, a 8milioni 333mila euro.

Comunque, una buona metà delle risorse dei fondi complementari italiani resta appannaggio dei fondi preesistenti (ovvero quelli che c’erano già prima della riforma del 2003), che gestiscono risorse per 42milioni 100mila euro. Il totale delle risorse dei fondi pensione in Italia è pari a 88 milioni 639mila euro, +6,5% sul 2010.