Andamenti delle principali valute

di Anna Fabi

Pubblicato 13 Gennaio 2015
Aggiornato 28 Gennaio 2015 11:36

Report sui movimenti delle principali valute internazionali, con un focus sugli effetti generati da inflazione, occupazione, salari e produzione.

La volatilità delle valute ha continuato a caratterizzare il mercato anche nella seconda settimana dell’anno ed il trend verso un rafforzamento del dollaro sembra non fermarsi. L’inflazione, aspettata per il primo trimestre del 2015, ha già mosso i primi passi nelle economie europee con una diminuzione del 0.2% rispetto all’anno precedente, rendendo ancora più probabile l’intervento della BCE sulle misure di easing durante il meeting del prossimo 22 Gennaio. Come previsto, l’euro ha avuto difficoltà durante tutta la settimana e perso un altro 1% sul dollaro (USD). Più complesso è stato l’andamento della sterlina inglese (GBP) in relazione a dollaro ed euro, in una settimana dove le notizie provenienti dall’isola anglosassone sono state bilanciate e senza rilevanti novità.

EURO

Il forte deprezzamento dei prodotti energetici ha portato l’inflazione generale a -0.2% a Dicembre, segnando una drammatica diminuzione dello 0.5% rispetto allo scorso Novembre. Escludendo la volatilità dei prezzi di beni alimentari ed energia, l’inflazione raggiunge un meno allarmante +0.8%.Tuttavia, sia la BCE che gli altri istituti economici europei hanno tradizionalmente concentrato la propria attenzione sull’inflazione generale. L’eurozona è oggi l’unica area economica avanzata dove i prezzi sono in diminuzione e, in assenza di un cospicuo aumento del prezzo del petrolio, questa condizione continuerà per tutto il 2015.La BCE è pienamente consapevole del fallimento del raggiungimento degli obiettivi prefissati sull’inflazione. L’annuncio di ulteriori misure di easing, incluso l’acquisto di bond nazionali, è una certezza virtuale per il meeting del 22 Gennaio. Tuttavia, i mercati sembravano aspettarsi i dati sull’inflazione, così che, sebbene l’euro abbia perso rispetto al dollaro, la moneta unica è stata in grado di guadagnare qualche punto sulle altre valute G10 durante la settimana.

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USD

I dati sull’occupazione confermano l’aumento dell’occupazione negli Stati Uniti di circa 250 mila posti lo scorso mese. Tuttavia, il dato positivo sui numeri dei posti di lavoro creati contrastano con una diminuzione generale dei salari del 0.2%. I mercati hanno scelto di dare maggiore importanza a quest’ultimo dato, generando una perdita del 50% sul valore guadagnato durante la settimana tra la pubblicazione dei dati e la chiusura dei mercati Venerdì. La flessione degli stipendi ha sicuramente richiamato l’attenzione della Federal Reserve. Questa debolezza dei salari in un mese con una forte crescita di posti di lavoro è decisamente insolita. Tuttavia un mese non genera un trend. Vi è una forte possibilità che questa debolezza verrà superata nel prossimo mese. In caso contrario, questo dato avrà un deciso impatto sull’innalzamento dei tassi della Federal Reserve programmato per il 2015.

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GBP

Le novità sull’economia inglese hanno avuto diverse valenze durante la settimana. La produzione industriale e l’edilizia hanno disatteso le aspettative lo scorso Novembre, mentre il “Markit Job report” continuava ad indicare un forte aumento sia dei salari che dell’occupazione. I dati sulla produzione industriale e sull’edilizia, così come la diminuzione dell’indice PMI manifatturiero a 55.8, sono consistenti con la diminuzione della crescita inglese verso un livello pari al 2-2.5%. Questa è inferiore rispetto al 3% di crescita prevista durante i precedenti trimestri, ma ancora consistente. Si attende la decisione sull’aumento dei tassi d’interesse da parte della Bank of England nel terzo trimestre del 2015, ma questa è legata all’assenza di un’ulteriore diminuzione dell’inflazione. Tuttavia, i mercati valutari sembrano pensarla diversamente, con la sterlina che perde sul dollaro e, sorprendentemente, sull’euro.

Analisi fornita da Ebury.