Smart Working fa rima con coworking: la condivisione di spazi e strumenti da parte di professionisti diversi rappresenta una risorsa sempre più sfruttata in Italia, come mostrano i dati diffusi attraverso la recente indagine promossa dalla School of Management del Politecnico di Milano.
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Secondo la ricerca, questa modalità di lavoro piace ai manager attivi nelle grandi aziende mentre i colleghi alla guida delle PMI sembrano mostrare ancora molta diffidenza: se il 71% dei dirigenti attivi nelle imprese di grandi dimensioni ha ammesso di ritenere il coworking una valida alternativa al telelavoro, il 36% ha attivato progetti per favorire il lavoro fuori sede servendosi proprio degli spazi condivisi.
Ammonta al 58%, invece, la percentuale degli intervistati che teme per la sicurezza dei dati aziendali, sebbene il 59% dei manager interpellati sottolinei alcuni vantaggi del coworking nel permettere lo scambio di conoscenze e competenze tra professionisti.
«Per introdurre lo Smart Working in un’organizzazione – sottolinea Fiorella Crespi, Direttore dell’Osservatorio Smart Working – è necessario considerare innanzitutto le proprie specificità̀ interne e cercare una coerenza con gli obiettivi e la strategia di business, per poi trovare equilibri che vanno incontro alle esigenze e alle aspirazioni delle persone, sfruttando al meglio le opportunità̀ dei nuovi strumenti digitali. Servono la condivisione dei lavoratori rispetto a strategia, valori, obiettivi e performance, un nuovo approccio dei manager che da “controllori” diventino leader degli obiettivi, il supporto alle persone per decidere autonomamente le modalità̀ con cui svolgere le proprie attività̀. Le organizzazioni che hanno intrapreso questo cammino sono sempre di più̀, ma non esiste un’unica ricetta per tutti: il percorso deve tenere considerare i reali obiettivi e i diversi punti di partenza.»