Pareri discordi dal mondo delle imprese a margine dell’approvazione ieri in CdM del Codice del Turismo, lo schema di decreto legislativo di riordino e semplificazione normativa del mercato di riferimento, voluto dal ministro Michela Vittoria Brambilla. La riforma del mercato turistico (realizzata attuando la delega prevista dall’articolo 14 della legge n. 246 del 2005) mira a tutelare i consumatori, ma mette in seria difficoltà le aziende del settore, alle quali è richiesto uno sforzo di “riqualificazione” e “competitività” che secondo le imprese turistiche italiane appare però disallineato alla realtà e al quadro europeo.
«È un atteggiamento inammissibile. Non possiamo accettare che sulla pelle delle nostre imprese siano prese decisioni di questa portata senza interpellarci» ha commentato la presidente Fiavet/Confturismo, Cinzia Renzi.
Anche per Federviaggio – che ha smentito il proprio coinvolgimento nella stesura dello schema di decreto, al pari della ASTOI (Associazione Tour Operator) – il Codice del Turismo «indebolisce gli operatori».
Per la Fiavet, il problema è che il «Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo” prevede misure che rischiano di «compromettere l’esistenza delle agenzie di viaggio e dei tour operator, senza contare che molte delle norme riportate sono da considerarsi “virtuali” vista l’imminente revisione della direttiva sui pacchetti turistici che introdurrà regole nuove nel settore».
Cosa prevedono i 74 articoli del Codice del Turismo? Ripartizione degli interventi pubblici di settore; regolamentazione in linea con le legislazioni europee; adeguamento della disciplina alle tecnologie informatiche, sicurezza e tutela ambientale.
Le agenzie online, per esempio, vengono equiparate alle agenzie di viaggio tradizionali. I tour operator, inoltre, dovranno stipulare polizze assicurative, tanto per i consumatori che per gli operatori turistici.
Tutte queste realtà, diventano vere e proprie imprese turistiche, a loro volta equiparate alle imprese industriali in termini di agevolazioni di settore ma anche di iter burocratico: per esempio, per avviare un’attività, che sia agenzia o albergo, si dovrà passare per la Comunicazione Unica.
Si attendono ora i pareri del Consiglio di Stato, delle Commissioni parlamentari e della Conferenza Stato-Regioni. Allo stesso tempo, anche le Federazioni di settore chiedono a gran voce di essere parimenti interpellate, «in modo da rivedere norme che altrimenti distruggerebbero molte delle nostre aziende».