In Italia il futuro di Facebook sul mercato web, così come di tutti i siti che fanno business scommettendo sui contenuti UCG e sulle community virtuali di utenti, è sempre più complesso: la proposta di un Codice di autodisciplina a tutela della dignità della persona sulla rete Internet, avanzata a dicembre dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni, torna in queste ore in auge, più attuale che mai dopo la formale protesta della UE contro Facebook e la sua “inaccettabile” (secondo l’organismo UE Articolo 29) attenzione per la protezione dei dati sensibili.
Rispolverato per valutare la condotta di Facebook & Co., il Codice andrebbe in direzione di una preselezione dei contenuti da pubblicare, al fine di verificarne l’aderenza al codice etico.
In base al disegno di legge, provider e siti web dovrebbero attenersi ai principi di libertà d’espressione e informazione e, scegliendo di apporre il marchio di adesione “Internet mi fido“, si impegnerebbero a rimuovere tutti i contenuti che incitino alla violenza o alla discriminazione.
In pratica, una sorta di censura preventiva, pur con nobilissime e giustissime premesse e finalità: la tanto temuta spada di Damocle che incombe sulla Libertà del Web e sulla emocrazie della Rete, finirebbe boicattare le mire di business (legate a una crescita smisurata) che il mercato nutre ormai nei confronti dei contenuti UCG su Internet.
Intanto, due giorni fa il Ministro Maroni ha pertecipato a una riunione ad hoc sul Codice e protocollo di autodisciplina a tutela della dignità della persona sulla rete Internet…