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La manovra finanziaria Monti è legge: sì del Senato con fiducia

di Noemi Ricci

Pubblicato 22 Dicembre 2011
Aggiornato 23 Dicembre 2011 12:20

La manovra finanziaria Monti è diventata legge con il voto odierno del Senato, ora è attesa la firma del Presidente della Repubblica e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

La manovra finanziaria è legge, approvata con 257 “sì” e 41 “no”. Il Governo Monti ha posto la fiducia sul decreto Salva Italia, trovando il disappunto della Lega (in generale, come rivela la votazione in Senato, il governo tecnico sta perdendo consensi: 24 voti in meno rispetto a novembre) ma passando comunque in Senato.

Ora, per completare l’iter della manovra finanziaria, manca solo la firma del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Scarica il Testo della Manovra Finanziaria Monti

Una manovra finanziaria “d’urgenza”

Un decreto «di estrema urgenza», come l’ha definito Monti, tanto da giustificare l’estrema velocità con il quale è stato definito e fatto diventare legge: nell’emergenza «il Governo ha deciso come proprio obiettivo strategico» orientato alla crescita, destinando «risorse importanti alle imprese e al lavoro stabile», ha dichiarato il capo del Governo.

Anche l’aumento delle tasse è stato necessario secondo Monti «per gravare meno sulla produzione e più sul patrimonio e la ricchezza».

In questo modo il premiér ha voluto onorare gli impegni presi con l’Ue, eliminando «un elemento di vulnerabilità nostra e nell’area euro».

Una manovra finanziaria da 40 miliardi

Tornando al decreto del approvato, nessun cambiamento è stato apportato al testo della manovra finanziaria che era passata alla Camera venerdì.  Il valore della manovra Monti è di 39,97 miliardi di euro nel trienno 2012-2014.

Questi verranno così ripartiti: 21,43 miliardi per ridurre il debito pubblico e 18,54 miliardi per il rifinanziamento di spese indifferibili e gli interventi per la ripresa economica.

Soddisfatto Mario Monti ha dichiarato: «la fase 2 in cui ci inoltreremo è già dentro la fase 1: la gestione dell’emergenza si poteva fare in molti modi, alcuni anche più semplici da mettere in atto ma ci avrebbero allontanato anzichè avvicinato dai percorsi che riteniamo strutturalmente corretti per la crescita».