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Legge di Stabilità: le proposte di Rete Imprese Italia

di Barbara Weisz

11 Ottobre 2013 18:15

Aumento stipendi lavoratori, meno tasse per imprese, niente IMU su immobili strumentali, revisione IRPEF, IRAP e IVA: Rete Imprese Italia formula le sue proposte per la crescita.

Le PMI hanno presentato al Governo una lista di proposte concrete da inserire nella Legge di Stabilità. A Palazzo Chigi, il presidente di Rete Imprese Italia Ivan Malavasi ha chiesto al premier Enrico Letta: taglio del cuneo fiscale da 5 miliardi, niente IMU per immobili d’impresa, meno tasse sugli utili reinvestiti in azienda, incentivi agli investimenti delle imprese, aliquota IVA riportata al 21%, esenzione IRAP per imprese individuali senza autonoma organizzazione.

Anticipazioni di Governo

L’associazione delle PMI ha riportato che la strategia della Legge di Stabilità sarò impostata su «meno tasse, meno burocrazia e più lavoro», con una riduzione del costo del lavoro per imprese e lavoratori:  «il premier non ha dato cifre, ma a nostro parere siamo sotto i 10 miliardi ventilati», ha riportato Malavasi. Da quanto emerso, quella sul cuneo fiscale «non sarà un’operazione una tantum, ma strutturata su più anni durante i quali il costo del lavoro avrà una caduta progressiva, pianificata all’interno del bilancio dello Stato». L’Esecutivo sembra dunque andare in direzione di un taglio da 5 miliardi: 2,5 a beneficio delle imprese e 2,5 che confluiranno nelle buste paga dei lavoratori (Confindustria chiede di arrivare a 15 mld).

Proposte per la crescita

  • Contributi INAIL e INPS: rimodularli per le aziende del Terziario e Commercio, le cui gestioni sono storicamente in avanzo: le PMI pagano 4 miliardi l’anno per una spesa solidaristica impropria, con contributi sovradimensionati rispetto ai fabbisogni, mentre alle aziende vengono richieste contribuzioni aggiuntive per ogni nuova previsione contributiva. Conclusione: effettuare il riequilibrio tra contribuzione e prestazioni erogate privilegiando le gestioni in avanzo.
  • Cuneo fiscale: modificare aliquote e scaglioni IRPEF incrementando il reddito di lavoratori dipendenti e autonomi con un intervento da 5 miliardi, visto che le retribuzioni nette dei lavoratori italiani sono più basse di circa il 30% rispetto a quelle dei lavoratori tedeschi e francesi.
  • IMU imprese: abolizione dell’imposta sugli immobili strumentali delle imprese, in due fasi, partendo subito con una riduzione del 50% dell’aliquota e la deducibilità da IRPEF e IRAP (operazione da 4,6 miliardi). Per gli esercenti attività d’impresa, arti e professioni, l’IMU è una duplicazione perché l’immobile viene sottoposto a tassazione sul reddito d’impresa che lo stesso contribuisce a generare.
  • Utili non distribuiti: uniformare la tassazione degli utili che restano in azienda a quella delle rendite finanziarie, a prescindere dalla forma giuridica dell’impresa, consentendo a imprese individuali e società di persone in contabilità ordinaria di optare per una tassazione proporzionale dei redditi prodotti e lasciati in azienda, con un sistema simile a quello dei soggetti IRES. Consentirebbe di esercitare l’opzione per la tassazione proporzionale, prevedendo una sorta di imposizione duale: l’utile distribuito ad aliquota progressiva, quello che rimane in azienda ad aliquota proporzionale. La misura comporterebbe una perdita di gettito da circa 1 miliardo.
  • IRAP: definizione legislativa del concetto di “autonoma organizzazione“, e riduzione Irap per le aziende più piccole, alzando la franchigia (no tax area) a 25mila euro (oggi è a 10mila 500). Costo stimato, 1,2 miliardi di euro.
  • Incentivi investimenti: bonus fiscale e contributivo del 50% degli investimenti incrementali rispetto alla media dei tre anni precedenti. La misura costa mezzo miliardo.
  • IVA: riportare l’aliquota ordinaria dal 22% al 21%, per evitare un’ulteriore contrazione della domanda interna, senza alcuna rimodulazione delle aliquote del 4% e del 10%. Costo: 4 miliardi di euro.
  • Accesso al credito: potenziare gli strumenti di garanzia, per imprese e famiglie, anche valorizzando la complementarietà fra soggetti pubblici e privati. Proposti interventi a favore dei Consorzi Fidi, del Fondo di Garanzia per le PMI, e in genere la configurazione di un sistema nazionale della garanzia. Questo costa 1,3 miliardi di euro.
  • Bonus energia: stabilizzazione dell’agevolazione al 65% sulla riqualificazione energetica e del 50% sulle ristrutturazioni edilizie, compreso il bonus mobili, e rimodulazione delle quote di ripartizione, portandole a otto (oggi sono dieci). Costo: 0,6 miliardi di euro.
  • Sostegno ai trasporti, in particolare l’autotrasporto merci, con un costo di 0,4 miliardi di euro.

Copertura finanziaria

Innanzitutto, la riduzione della spesa per consumi intermedi che oggi assorbe 130 miliardi di euro, risparmiando circa 30 miliardi attraverso la definizione di nuovi modelli organizzativi, addottando (ad esempio nella sanità) i costi standard: il tutto, senza ridurre quantità e qualità di beni e servizi. Quindi, spending review per altri 5 miliardi. Sul fronte della lotta all’evasione, si propone fra le altre cose di estendere la casistica di applicazione per il contrasto di interessi (significa ad esempio ampliare la possibilità di scaricare sapese e scontrini, favorendo l’emersione): in generale, misure per recuperare 3 miliardi. Infine, ridurre le agevolazioni fiscali (semplicemente sfoltendo quelle inutili) porterebbe a un risparmio di 5 miliardi, mentre la revisione degli incentivi alle imprese potrebbe fruttare 2,5 miliardi. (Fonte: documento di Rete Imprese Italia con le proposte per la Legge di Stabilità presentate al governo).