Aumento IVA sì o no?

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 30 Agosto 2013
Aggiornato 2 Settembre 2013 08:58

Le ragioni di chi ritiene inevitabile l'aumento dell'IVA al 22% e di chi assicura un nuovo rinvio, mentre la Cgia di Mestre e Confcommercio prospettano una nuova contrazione dei consumi.

Trovato l’accordo sull’IMU (leggi dell’arrivo della TASER), il nuovo scontro tra le forze politiche si gioca sul piano dell’IVA.

Aumento IVA inevitabile

C’è chi, come il viceministro dell’Economia Stefano Fassina, ritiene che dopo la cancellazione dell’IMU da prime case e agricoltura l’aumento dell’IVA dal 21% al 22% a partire dal 1° ottobre sia inevitabile (leggi le dichiarazioni di Fassina). A sostenere la tesi del ministro anche Graziano Delrio, ministro per gli Affari regionali, «Fassina ha perfettamente ragione, è chiaro che aver dedicato tante risorse all’abolizione dell’IMU creerà problemi sulla questione dell’IVA» (leggi di più sull’aumento IVA al 22%).

No all’aumento IVA

Dall’altra parte c’è chi come il capogruppo alla Camera del Pdl, Renato Brunetta, dichiara che non c’è assolutamente il rischio di un aumento dell’IVA e che «chi lo dice fa solo terrorismo a fini politici o a fini congressuali». Secondo Brunetta «il Presidente Letta si è già espresso, escludendo un aumento dell’IVA ad ottobre. La cosa non sarà facilissima, ovviamente, perché bisogna trovare le coperture, però questa è la volontà politica, questa è la volontà della maggioranza». Brunetta ha poi incalzato affermando che «il Pdl vuole la riduzione della pressione fiscale e quindi non vuole aumento dell’IVA. Noi comunque sull’IVA inizieremo un’altra battaglia che ovviamente vinceremo». Sull’IVA, conferma il vicepremier Angelino Alfano, «il nostro obiettivo è di evitarne l’aumento». A rassicurare imprese e famiglie italiane anche il responsabile economico dei democratici, Matteo Colaninno: «il Pd metterà in atto ogni sforzo per far sì che non ci sia il previsto aumento dell’aliquota». Per il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta l’aumento IVA può essere solo rimandato, ma non evitato in assoluto: «la possibilità che l’aumento dell’IVA venga eliminato per sempre è sotto il 5% ma per questi ulteriori 3 mesi la possibilità è abbastanza buona» => Leggi perché l’aumento IVA era slittato a ottobre.

Riforma IVA

Questo rinvio però, per il quale è necessario trovare 1 miliardo di euro, dovrà essere inserito in una riforma generale delle aliquote perché «è dai tempi del paniere che non si fa una discussione approfondita sulla distribuzione e il peso delle varie voci», spiega Baretta aggiungendo che «le risorse sono scarse è vero ma è vero anche l’impegno del Governo a evitare l’aumento e più di tutto va fatto un discorso di merito sull’IVA. Oggi le fasce deboli sono più penalizzate e tre aliquote sono troppe, anche l’Europa ce lo dice, una riforma dell’IVA è utile. Il pane è tassato al 4%, ma confezionato ha un’altra aliquota. Allora la domanda è in che misura e su quali temi e in questo sarà molto importante il contributo del rappresentanti delle categorie del commercio».

Stime aumento IVA

L’aumento dell’IVA penalizzerà i meno abbienti secondo le stime della Cgia di Mestre, o meglio i percettori di redditi elevati pagheranno di più in termini assoluti, ma chi guadagna meno subirà una maggiore incidenza percentuale dell’aumento dell’IVA sullo stipendio netto annuo. In più a parità di reddito i nuclei famigliari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori. E anche le imprese ne subiranno le conseguenze perché, spiega il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi «nel 2012 la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici. Se dal primo ottobre l’aliquota ordinaria del 21% salirà di un punto, subiremo un ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ulteriormente il quadro economico generale. È vero che l’incremento dell’IVA costa 4,2 miliardi di euro all’anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna». Anche per Confcommercio portare l’aliquota dell’IVA ordinaria dal 21% al 22% comporterà un aumento dei prezzi dello 0,4% causando un ulteriore calo dei consumi e la perdita di circa 10mila posti di lavoro.

Agenda del Governo

L’Agenda del Governo prevede che ora che «sono stati presi i primi provvedimenti sull’IMU, il percorso si completerà con la manovra di bilancio di settembre e ottobre: l’IVA, la CIG e gli esodati devono stare in questa seconda parte», ha annunciato il segretario Guglielmo Epifani.