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Lavoro flessibile: il trend in Italia

di Anna Fabi

5 Aprile 2019 09:30

L'indagine che conferma l'importanza strategica della flessibilità sul lavoro per attrarre i migliori talenti, aumentare produttività e competitività.

La flessibilità sul luogo di lavoro è una delle maggiori aspirazioni di molti italiani, addirittura il 30% rinuncerebbe a ferie e permessi pur di poter scegliere il luogo da cui lavorare e per la metà degli intervistati il fatto che l’azienda presa in considerazione preveda forme di flessibilità viene valutato con un’importanza maggiore addirittura del prestigio dell’azienda stessa. A rivelarlo è l’annuale Global Workspace Survey di IWG, che evidenzia come la flessibilità degli spazi di lavoro sia ormai diventata un elemento cruciale della contrattazione professionale e delle strategie aziendali per attrarre i migliori talenti.

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Attrazione dei talenti

Dal punto di vista della scelta dell’azienda in cui lavorare, l’86 degli italiani privilegerebbe un’offerta di lavoro che contempli la flessibilità rispetto a un’altra simile che non preveda lo stesso vantaggio. Questo anche a fronte del fatto che per il 75% dei lavoratori del nostro Paese (70% nel mondo) la scelta dell’ambiente di lavoro rappresenta un fattore chiave nella valutazione di nuove opportunità di carriera. Per il 70% dei rispondenti il lavoro flessibile rappresenta ormai la normalità e oltre la metà (54%) afferma di lavorare in luoghi diversi dalla sede aziendale per almeno metà della settimana lavorativa.

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Vantaggi del lavoro flessibile

Le aziende sembrano iniziare a capire che offrire flessibilità ai lavoratori significa anche dare loro un segnale di fiducia che porta benefici anche all’organizzazione stessa, in termini di produttività, tanto che, secondo i risultati della ricerca, l’86% dei rispondenti italiani dichiara di lavorare per un’azienda che ha adottato specifiche politiche di flessibilità degli spazi di lavoro negli ultimi 10 anni o che ne sta attualmente pianificando l’adozione. Secondo le statistiche, le  che offrono flessibilità possono contare prima di tutto su dipendenti più sani e felici, ma anche su una forza lavoro più produttiva, secondo l’85% delle aziende intervistate a livello globale, il 76% in Italia. La flessibilità, secondo il 70 degli intervistati va a migliorare soprattutto la conciliazione tra vita privata e vita professionale.

Dal punto di vista delle aziende, la metà di quelle italiane (64% a livello globale) dichiara di scegliere il lavoro flessibile perché permette di accelerare i tempi di ingresso in nuovi mercati a livello internazionale. Il ricorso a spazi di lavoro flessibile, inoltre, viene considerato fondamentale per le aziende per:

  • espandersi velocemente;
  • ridurre le spese di capitale e quelle operative;
  • mitigare i rischi aziendali;
  • consolidare il proprio portafoglio.

Quello che pesa ai lavoratori, italiani e non solo, non è tanto il lavorare nella sede aziendale, quanto il tempo necessario per recarsi nella sede di lavoro ogni giorno. Per ben 4 lavoratori su 10 il pendolarismo viene indicato come la parte peggiore della propria giornata e un italiano su 10 in Italia dichiara di essere “regolarmente in ritardo” al lavoro causa problemi lungo il tragitto. Tempo in cui, anche se non si è alla guida ma si è su un mezzo pubblico di dedica comunque al lavoro: il 34% pensa che il tempo del pendolare non sia da considerare “tempo libero”, bensì debba essere ricompreso nell’orario lavorativo.

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Ostacoli al lavoro flessibile

Come freno ad una approccio flessibile al lavoro c’è ancora, tuttavia, il retaggio culturale: il 73% degli intervistati italiani dichiara che cambiare la cultura organizzativa dell’impresa rimane il più grande ostacolo all’implementazione di politiche per la flessibilità degli spazi di lavoro. Secondo il 43% è la paura dell’impatto del cambiamento ad essere il freno più grande. Rispetto alla media globale, gli italiani si dimostrano in effetti meno fiduciosi rispetto all’impatto potenziale del lavoro flessibile sulla qualità forza lavoro: solo il 56% dei rispondenti italiani (contro il 71% della media globale) pensa che offrire modalità flessibili di lavoro sia utile per ampliare il bacino di potenziali talenti e solo un quarto dei lavoratori italiani (contro un terzo a livello globale) rinuncerebbe a un posto di lavoro che offrisse un ruolo di maggior prestigio per un altro che includa la flessibilità.

Mauro Mordini, Country Manager di IWG in Italia, ha commentato:

Le imprese di tutto il mondo stanno affrontando molteplici sfide, inclusa quella di assicurarsi che la propria azienda sia abbastanza agile per adattarsi ai cambiamenti in atto. La nostra ricerca dimostra che le aziende che non hanno ancora considerato i benefici finanziari e strategici dello spazio di lavoro flessibile, ora sono davvero costrette a farlo. Altrimenti, rischiano di passare per obsolete, sia nei confronti dei competitor, sia rispetto alla domanda della forza lavoro moderna. E di lasciarsi scappare i migliori talenti.