Potenziare le relazioni tra colleghi di lavoro, avvicinare i dipendenti ai propri capiufficio, favorire il team building e la condivisione di competenze e conoscenze: questi i numerosi vantaggi offerti dagli ambienti di lavoro open space, dove non esistono barriere e anche la produttività dovrebbe trarne giovamento.
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Numerosi studi, tuttavia, evidenziano alcune conseguenze poco piacevoli del lavoro svolto all’interno di ambienti open space, evidenziando soprattutto un notevole aumento dello stress ai danni della salute e della produttività degli impiegati.
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Se è vero che la mancanza quasi totale di privacy è una scelta intenzionale dei vertici aziendali, mirata a favorire gli scambi e le conversazioni tra i dipendenti e, di conseguenza, la nascita di nuove idee, è anche vero che la comunicazione negli uffici “senza barriere” è spesso solo superficiale e di breve durata.
Dirigenti e manager sono convinti che questo tipo di ambienti consenta loro di esercitare un maggiore controllo sui lavoratori, tuttavia è necessario fare i conti anche con le conseguenze sul livello di attenzione dell’inevitabile inquinamento acustico.
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Una teoria portata avanti da uno studio pubblicato sul Journal of Applied Psychology sottolinea, infatti, i danni provocati dalle discussioni tra colleghi, dal continuo squillare dei telefoni e dal rumore prodotto dalle stampanti e dai dispositivi tecnologici, tutti elementi che fanno perdere la concentrazione limitando la produttività.