Siamo abituati a pensare alla rete come a qualcosa di intangibile, che viaggia ad altissime velocità nell’etere. Eppure la sede fisica non è da sottovalutare, infatti incide notevolmente sulle prestazioni.
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A mettere i luce le criticità legate alla vicinanza è Lee Myall, General Manager CloudStore di Interoute che indica come il cloud possa essere più o meno performante a seconda del luogo in cui si trova. Considerata l’importanza dello strumento e il suo continuo incremento ci sarà una sempre maggiore pressione sulle infrastrutture IT e un incremento di dispositivi connessi pari a 30 volte l’attuale entro il 2020.
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Le aziende, per essere aggiornate, devono tener presente questi dati, premunendosi con un’adeguato ammodernamento che renda i tempi di latenza sempre più brevi. Per farlo non bisogna sottovalutare il luogo fisico, a volte infatti l’aumento dei tempi di risposta può essere semplicemente la conseguenza per aver spostato i dati nel posto sbagliato.
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I settori maggiormente interessati ai problemi legati al luogo fisico del cloud sono i media e l’e-commerce che infatti stanno già lavorando per assicurarsi la massima efficienza. La tendenza, da imitare per ogni settore, è conservare nei punti più esterni della rete, e quindi più vicini agli utenti finali, i dati più utilizzati, in modo da assicurare flessibilità e velocità.