Lo scenario che vorrebbe un sorpasso del negozio fisico da parte di quello virtuale non è quello che corrisponde ai dati reali. La strada invece appare diversa e molto più complessa. L’aumento dell’e-commerce infatti non è sempre legato alla chiusura dei negozi fisici ma si fa largo un’integrazione tra i due elementi.
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Come sottolineato da Paolo Ainio, Ad di Banzai, operatore italiano nell’e-commerce, nel corso del 12° Annual Economia & Finanza del Sole 24 Ore, lo scenario futuro prevede l’esistenza di negozi fisici il cui magazzino però è virtuale. Questa sarebbe l’espressione massima delle potenzialità dell’e-commerce.
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Come evidenziato la situazione italiana è delle peculiarità che rallentano la diffusione di questo tipo di integrazione. Essendo infatti costituita storicamente di piccoli esercizi commerciali a conduzione famigliare il lato virtuale viene guardato con sospetto. Dati alla mano ci si rende conto della differenza con gli altri paesi europei: l’Italia ha una penetrazione dell’e-commerce sul retail di poco superiore al 3%, mentre si attesta sull’8-9% in Francia e Germania e 15% in Inghilterra.
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Eppure la crescita italiana va ad una velocità doppia rispetto agli altri paesi, il che porterà a colmare in breve tempo il gap. A chi denuncia il collasso occupazionale in caso di sviluppo dell’e-commerce Ainio spiega che i tagli avvengono solo nella parte ultima della filiera – permettendo un taglio dei costi sul prezzo finale – mantenendo invece inalterata la presenza di lavoratori durante tutto il percorso. Se l’e-commerce diventerà il magazzino virtuale dei negozi i vantaggi non potranno che essere molteplici.