Stipendi migliori e meno malattie rispetto all’operaio

di Simona Tenentini

21 Ottobre 2009 07:00

Studi recenti dimostrano come i dirigenti si ammalino di meno rispetto ai loro subalterni. Tra i disturbi legati alla professione manageriale ci sono il diabete, l'ipertensione e l'ulcera

Secondo recenti studi le professioni possono essere caratterizzate da mansioni, retribuzione, contrattazione e… malattie.
Proprio così, secondo una ricerca condotta al Northon Rivers University Department of Rural Health di Sydney, e pubblicata sull’Australian Medical Journal, ad ammalarsi di più sarebbero gli operai e chi occupa una posizione subalterna, mentre i manager, oltre a godere di un ottimo stipendio potrebbero altresì vantare anche migliori condizioni di salute.

Lo studio si concentra sia su patologie come il cancro, che sulle affezioni cardiovascolari, i disturbi dell’apparato scheletrico e i disagi psichici. Le minori possibilità di ammalarsi del manager rispetto ad un operaio sembrerebbero legate, altre che alla più ampia disponibilità di prendere le ferie, anche alla minore esposizione a sostanze cancerogene e a condizioni di lavoro meno pesanti.

In base al tipo di lavoro si riscontrano poi diverse patologie: se gli addetti alle vendite sono i più esposti al mal di schiena, gli infermieri e coloro che, in generale, svolgono mestieri di aiuto ad altre persone, correrebbero maggiori rischi per ciò che riguarda le patologie cardiovascolari.

I dirigenti sarebbero invece a rischio diabete, ipertensione ed ulcera. Un altro dato interessante è quello legato al ricorso a visite specialistiche. Al top del più consultato c’è l’odontoiatra per tutte le professioni. I dirigenti vanno poi soprattutto dal cardiologo e dall’oculista.

Secondo quanto affermava il compianto professor Paolo Pancheri, uno dei più grandi psichiatri italiani: «L’atteggiamento di fronte al lavoro è fondamentale nel rischio di malattie coronariche come l’infarto. Ci sono quattro fattori pericolosi: innanzitutto l'”urgenza del tempo”, cioè la sensazione di non aver abbastanza spazio per fare tutto e ritrovarsi ogni sera con qualcosa in sospeso. L’incapacità di delegare i compiti; uno stile aggressivo nell’affrontare i problemi e i rapporti con i colleghi. Infine, la competitività spinta. Sono variabili che predispongono all’ipertensione e che possono interessare qualunque persona, anche se ci sono certe attività dove questi atteggiamenti sono più frequenti. Quelle dirigenziali, ma anche le libere professioni: avvocati, giornalisti, agenti di borsa».

Altro discorso invece, per quanto riguarda lo stress. Secondo Mariagrazia Cassitto, psicologa del lavoro: «Lo stress dipende da numerosi fattori. E colpisce, allo stesso modo, il manager come l’operaio. Più della professione, pesa un’inefficiente organizzazione del lavoro, livelli di carriera che non rispondono alle aspettative, conflitti con i colleghi. La resistenza è soggettiva: c’è chi cede dopo una decina d’anni, chi invece sopporta stress notevoli per tutta la vita e va in crisi solo al momento della pensione. Fondamentale, a questo riguardo, è tenere sotto controllo il polso della situazione personale, oltre che quello dell’azienda: comprendere e accettare i propri limiti, e convincersi che la vita non è fatta solo di lavoro».