«Il cervello umano cominicia a lavorare quando si nasce e non si ferma mai, a meno che ci si alzi per parlare in pubblico». Come ci suggerisce brillantemente sir George Jessel nell’arguto aforisma succitato, parlare in pubblico è un’abilità affatto scontata nell’uomo. Certo ci sono autentici talenti, persone a cui sembra venire semplice, naturale come bere un bicchiere d’acqua.
Il problema nasce dalla consapevolezza che il contenuto che si vuole esprimere deve passare attraverso un mezzo che non è sempre semplice da istruire e governare. Problema opposto quando si parla direttamente alla persona con la quale, concentrati sul contenuto che si vuol dire, si trascura l’effetto non verbale della comunicazione. Secondo il Prof. Mahrabian dell’UCLA in una conversazione faccia a faccia le parole contano al 7%, il tono della voce al 35%, mentre il resto è mimica e postura.
Spesso gli effetti sono devastanti, anche qualora il contenuto della comunicazione porti dei segnali positivi. Quanti di noi sono più attenti a “leggere tra le righe” e al “cosa voleva dire…” nel messaggio detto dal capo o dal collega. Ecco che nasce una potenziale fonte di ansia e di incertezza che può condizionare il rapporto o la concentrazione e il buon esito di un’attività da sviluppare.
È proprio l’eliminazione delle incongruenze tra “quel che si dice” e “come lo si dice” a fare la differenza. L’allineamento tra contenuto e modo di esprimerlo agevola l’impegno di chi esprime (minor fatica fisica, meno parole da usare) e di chi recepisce (chiarezza, immediatezza) sia quando il messaggio è suadente e ammaliatorio sia quando impone e comanda.
In tante situazioni di mobbing, la motivazione controversa di contestazione verte più su ciò che si è fatto intendere tramite allusioni implicite rispetto a quello che si è richiesto esplicitamente. Importante è quindi controllare tutti gli “ingredienti” del comunicare ed esserne consapevoli.
Per valorizzare al meglio questo fantastico strumento che è la voce, ben vengano allora le metodologie e le formazioni che razionalizzano le tecniche di utilizzo della stessa, ad esempio la Fonazione adattata al ritmo respiratorio AAP (dal tedesco: Atemrhythmisch Angepasste Phonation), come dice Elena Tecchiati di www.your-voicecoach.com. L’autorevolezza del leader come il “generare consenso attraverso la parola”, sono qualità che si acquisiscono anche con il corretto utilizzo della voce e ciò che ad essa è correlato: Respirazione e sue caratteristiche (gestione diaframmammatica), Articolazione, Voce (analisi e prestazioni), Corpo (postura e linguaggio non-verbale), Intenzione (l’obiettivo).