Il manager? Se è timido riesce a prendere decisioni migliori per la sua azienda. A dirlo è la rivista statunitense Time, che in un articolo di copertina sfata certi tabù relativi al carattere delle persone sul luogo di lavoro, basandosi su studi che hanno interessato anche medici e psicologi.
L’elogio della timidezza – come si potrebbe chiamare questo articolo – non è tuttavia una critica alle persone estrovese, socievoli e autorevoli: è solo una constatazione che le persone timide e chiuse possono usufruire di impensabili benefici derivanti dalla loro forma mentis e dal loro carattere “non solo sul campo di lavoro ma anche nelle relazioni personali e nella vita di ogni giorno”.
Un esempio? Le persone più chiuse – che rappresentano almeno il 30% della popolazione (la percentuale riguarda gli Stati Uniti e potrebbe variare da paese a paese) – hanno forse meno contatti personali, meno amici e meno conoscenze. Magari le loro cene di lavoro sono meno affollate e conviviali ma riescono ad avere rapporti molto profondi e duraturi e a ottenere il meglio da questa situazione. La cosa è valida anche in termini di prestigio lavorativo dovuto principalmente al fatto che l’essere timorosi e cauti li porta a prendere decisioni più ponderate, magari dopo aver dato ascolto a collaboratori e consulenti, cosa importante per un buon manager di azienda.
Ed ecco un breve elenco di grandi manager che, pur essendo (relativamente) timidi sono riusciti a diventare dei numeri 1. Time cita Bill Gates come il primo di questa lista di mliardari, che magari affrontano le platee solo in pochi e ben centellinati casi. Al fondatore di Microsoft è stato affiancato l’ottantenne Warren Buffett, la cui timidezza lo ha portato a possedere un patrimonio da 47 miliardi di dollari, che lo ha messo al 3° posto degli uomini più ricchi al mondo, superando di poco Larry Page, che insieme a Sergey Brin ha fondato Google, diventando uno degli imprenditori più ricchi del mondo. Come? Facendo leva su una certa timidezza che gli ha permesso di ponderare al meglio le proprie decisioni e le proprie scelte riuscendo a intuire con anticipo le potenzialtà di internet come motore globale.
Ma qual è la vera grande dote dei leader timidi e poco propensi alla spavalderia? Uno piscologo americano ritiene che queste persone – anche a livelli meno alti dei personaggi appena citati – riescano a circondarsi di collaboratori creativi e in grado di lavorare in autonomia, a differenza dei manager più estrovesi e “aggressivi” che invece si ritrovano accanto solo degli “yes man“, ossia persone che vivono all’ombra del capo, sempre pronte a dire di sì alle sue richieste senza riuscire a imporrre il proprio punto di vista, utile magari alla crescita dell’azienda.
L’ambiente può giocare una parte importante nella timidezza delle persone? Una statistica effettuata a livello internazionale mostra che il 60% dei giapponesi si sono dichiarati timidi, contro circa il 30% degli statunitensi e il 27% degli israeliani. Questi dati, interpretati da Piero angela in un libro, dipendono dal fatto che la cultura del Sol levante è fatta di rapporti rispettosi e formali con amici, colleghi e capi e che un errore è considerato una grande vergogna. Esattamente al contrario di quanto avviene nel piccolo Paese mediterraneo, dove gli sbagli sono considerati parte della strada per arrivare al successo.