Una teoria portata avanti da un professore dell’Università Bocconi rischia di alleggerire le retribuzioni dei manager italiani. Secondo Linus Siming del dipartimento di Finanza, infatti, i dirigenti preferirebbero meno bonus e premi in denaro in cambio di un riconoscimento pubblico.
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Meno denaro, e più onorificenze. Questo in sintesi il risultato di uno studio dal titolo “In Orders of Merit and CEO Compensation: Evidence from a Natural Experiment” e protagonista di un dibattito che sta coinvolgendo anche la stampa estera.
Secondo Siming, infatti, se i manager sono premiati con medaglie o riconoscimenti che ne attestano il valore professionale, a lungo andare pretenderanno meno “incentivi” e si accontenteranno di retribuzioni più basse.
Il professore è arrivato a questa conclusione analizzando quanto avvenuto in Svezia dopo il 1974, in seguito all’introduzione di una riforma che escludeva i CEO delle aziende dall’Ordine di Vasa. Proprio gli stessi amministratori delegati esclusi arrivarono a guadagnare il 7% in più rispetto a coloro che, invece, appartenevano all’Ordine.
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Secondo Siming non esiste una spiegazione valida in modo universale, ma il concetto di fondo è chiaro: “Non è possibile dire quali siano le motivazioni dei singoli individui, ma è un fatto: chi non è stato premiato con onorificenze poi tende a pretendere di più in termini retributivi.”
Ribaltando la situazione, coloro che vengono premiati con vari tipi di onorificenze non pretenderanno promozioni e incrementi di stipendio. E in Italia? Ecco cosa pensa Siming: “Penso che sarebbe vero anche in Italia, paese che ha una lunga tradizione delle onorificenze pubbliche, e uno dei fattori che le persone tradizionalmente tengono in considerazione sono i titoli, come cavaliere o dottore“.