Quali sono le caratteristiche comuni ai grandi leader? Esistono alcune qualità che li elevano al di sopra degli altri? Per rispondere a queste domande sono stati scritti fiumi di testi, ma c’è chi ha anche individuato un comune denominatore: l’intelligenza manageriale.
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Arriva da Justin Menkes, managing director dell’Executive Intelligence Group, la definizione di intelligenza manageriale e la descrizione dei suoi ingredienti fondamentali: il perfetto leader sa distinguere in modo rapido quali sono le priorità, riconosce le ipotesi erronee, anticipa eventuali conflittualità tra le varie componenti del progetto, ha una profonda capacità di prevedere le azioni degli individui rapportandosi con essi.
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Sono caratteristiche che vanno al di là dell’intelligenza emotiva, e che rendono il manager capace di analizzare le singole situazioni e risolvere i problemi, di giudicare se stesso e prendere le decisioni giuste e, infine, di creare un team di lavoro compatto e produttivo.
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La teoria di Menkes, confluita in un volume, si basa sia su centinaia di interviste a top manager esperti, sia sulla conoscenza dei sistemi usati dalle aziende in materia di recruiting.
Sono tre, quindi, le aree verso le quali il leader deve proiettare le sue azioni: il business vero e proprio, se stesso e i suoi collaboratori. Sono tutti aspetti decisivi, dalla capacità di anticipare i possibili ostacoli nell’acquisizione degli obiettivi, fino all’abilità di valutare e prevedere le reazioni emozionali dei collaboratori.