Come si manifesta la discriminazione nelle aziende nazionali? Quali sono i principali fattori che determinano episodi di imparzialità e differenziazioni illegittime in ambito lavorativo? Un recente studio condotto dall’Osservatorio sul diversity management della Sda Bocconi mette in evidenza come, nel 2012, i passi in avanti verso la parità sul lavoro siano ancora esigui.
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L’indagine si è basata sulle opinioni di circa mille lavoratori dipendenti, prevalentemente quadri e impiegati operativi della stessa azienda da oltre un decennio, per oltre la metà di età compresa tra i 30 e i 45 anni.
I dati scaturiti dallo studio mostrano come il 20% dei lavoratori descriva il suo ambiente professionale come ostile e avvezzo alla libera espressione. Sono 5, fondamentalmente, i fattori discriminanti ancora fortemente presenti nelle aziende: età anagrafica, formazione, genere sessuale, modo di vestire e pensiero politico.
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Sorprendentemente, gli episodi di discriminazione dovuti al gap generazionale (gli intervistati segnalano un rapporto conflittuale tra i dipendenti senior e le nuove leve, entrambe le categorie con la tendenza a criticarsi reciprocamente) sembrano essere più numerosi di quelli dovuti al sesso: in quest’ultimo caso sono le donne a subire le pressioni maggiori, condannate in caso di maternità in relazione alle assenze dal lavoro previste dal contratto.
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Oltre a questi due elementi entrano in gioco il background educativo individuale e l’orientamento politico, fermo restando che anche le scelte in fatto di look sono spesso motivo di contrasto in azienda.