

Non è possibile scegliere le emozioni da provare, e se reprimerle porta a disfunzioni emotive saperle gestire al meglio aiuta a migliorare la vita lavorativa e le relazioni interpersonali con i colleghi, i collaboratori, i capi e i clienti.
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Se ne parla ampliamente nel libro “Le 6 emozioni sul lavoro” scritto dalla counselor e training manager Giulia Cornoldi, una valida guida che aiuta a gestire la propria sfera emozionale dedicata ai manager, agli impiegati, ai venditori e a tutti coloro che ogni giorno devono relazionarsi con gli altri.
Secondo l’autrice, ad esempio, nessuna emozione deve essere classificata come negativa e il manager che non si mostra mai indispettito o irato finirà per essere considerato come poco autorevole, soprattutto se sfogherà la sua ira all’improvviso dopo averla trattenuta a lungo. Trovare un equilibrio tra il non apparire impassibili e il lasciarsi andare sempre alle proprie emozioni, stando alle parole dell’autrice, è tuttavia la giusta via per maturare la propria “competenza emotiva“.
«La competenza emotiva è uno strumento per coprire la distanza tra sé e gli altri in un mondo relazionale che è caratterizzato da una forte soggettività, che è ricchezza, ma anche differenza e imprevedibilità. »
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Gestire le emozioni sul lavoro significa, quindi, non solo dosare le propria emotività ma anche comprendere e prevedere quelle altrui, partendo dall’osservazione di alcuni indicatori fondamentali: la voce, la postura e la mimica del corpo.
«La mimica del viso offre l’occasione di trasformare intuizioni (il mio collega mi è sembrato di cattivo umore) o informazioni mancanti (il mio collaboratore non ha capito cosa gli sto comunicando, ma non me lo dice e me ne accorgerò troppo tardi) in dati consapevoli e certi.»