Come evitare i rischi della microgestione

di Chiara Basciano

28 Marzo 2013 13:00

Consigli per evitare di cadere nella trappola della microgestione, capace di ostacolare il business.

A chi piace veramente essere microgestito? Andando a cercare il pelo nell’uovo ogni fase di un progetto, non solo si correrà il rischio di far impazzire i propri dipendenti, ma si correrà anche quello di dover affrontare una dose maggiore di stress. Ecco i consigli di alcuni esperti per evitare di cadere nella trappola del micromanagement.

Quello di Tresha Moreland, di HR C-Suite, è di puntare sull’adeguata formazione dei collaboratori. Si tratta di «identificare le criticità che tolgono il sonno durante la notte e comunicarle alla squadra. Quindi concentrarsi sulle risorse che sono necessarie, come la formazione adeguata per raggiungere gli obiettivi».

Mike Barefoot, di Red Zone Resources, consiglia di fare un passo indietro pur continuando a fornire feedback. «I manager possono evitare i rischi della microgestione sicuramente grazie alla formazione meticolosa dei dipendenti, a patto di saper poi fare un passo indietro per osservare il modo in cui la squadra svolge i compiti assegnati». Segnalando pro e contro in maniera costruttiva.

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Jim Thompson, di JMJ Phillip, consiglia di tenere d’occhio la strategia. Non perdete tempo a cercare di dirigere nel dettaglio il singolo che non riesce a compiere in maniera esemplare il lavoro – la sostanza del suo pensiero – quanto piuttosto concentratevi sulla parte del team che invece lo fa a meraviglia. Eliminate gli ostacoli e rendete il processo sempre più lineare, complimentandosi con la squadra quando necessario.

Interessante infine il consiglio di Allison O’Kelly, di Mom Corps: evitare il micromanagement costruendo un ambiente di lavoro orientato al risultato. Dimenticatevi quindi di tutto quel che riguarda il canonico orario di lavoro 9-17 e ponete l’accento sul raggiungimento dei risultati. Dando vita a quello che oltreoceano chiamano ROWE, ovvero Results Oriented Work Environment.