Aiutare i dipendenti: vietato aspettarsi gratitudine

di Teresa Barone

21 Maggio 2013 09:00

Aiutare un lavoratore con problemi personali rientra tra le mansioni del capo? Dipendenti e boss la vedono diversamente?

Anche se i problemi personali non dovrebbero intaccare la sfera lavorativa, succede non di rado che i dipendenti chiedano consiglio, aiuto e sostegno al proprio capo: un comportamento che, tuttavia, può celare spiacevoli conseguenze.

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Secondo uno studio pubblicato sull’Academy of Management Journal, infatti, i boss che concedono volentieri il loro aiuto ai dipendenti che ne fanno richiesta non dovrebbero aspettarsi maggiore lealtà, impegno, produttività, e tantomeno gratitudine.

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I lavoratori, infatti, preferiscono rivolgersi al proprio boss piuttosto che ai colleghi anche quando si tratta di problemi inerenti il privato, considerando tuttavia questo sostegno come una delle tante responsabilità che un capoufficio ha sulle spalle.

Una concessione dovuta, quindi, che pertanto non deve essere seguita da alcun ringraziamento. Nell’ottica dei dirigenti, invece, offrire sostegno ai propri subordinati rappresenta un’azione che esula dalle mansioni tradizionali, un aiuto che dovrebbe essere ricambiato con un surplus di impegno in ambito lavorativo.

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Secondo gli autori della ricerca, condotta all’interno della Business School IMD di Losanna in collaborazione con l’University College di Londra, la maggior parte dei manager ha aspettative molto chiare in merito a questo tipo di concessioni “extra”.

«Ritengono che aiutare i dipendenti con problemi emotivi sia al di sopra e al di là delle loro responsabilità e si aspettano che i dipendenti restituiscano il favore attraverso una maggiore fedeltà e impegno.»