Diffidare dal profilo LinkedIn, preferendo il curriculum vitae tradizionale: lo pensano più di 8 manager su 10, convinti che per scovare i talenti migliori e trovare potenziali candidati da assumere sia meglio fare riferimento al classico CV.
Lo afferma una ricerca condotta da Robert Half su un campione di 100 CFO italiani: ammonta all’83% la percentuale dei Direttori Finanziari di aziende nazionali che considera poco attendibili e difficilmente verificabili le informazioni diffuse attraverso il profilo LinkedIn, mentre il 71% degli intervistati considera più accurati i curricula tradizionali.
Per il 61% dei CFO la mancanza di fiducia è dovuta all’impossibilità di dimostrare l’attendibilità dei dati, mentre il 23% diffida delle competenze dei candidati presentate attraverso il social network dei professionisti, spesso erronee e poco veritiere.
Il sondaggio rende note anche quali sono le informazioni contenuti nei profili LinkedIn più apprezzate dai manager: per il 61% conta l’esperienza, mentre il 40% valuta l’aggiornamento dei dati e il 35% osserva il percorso di studi. Solo il 9% controlla il numero di collegamenti, mentre il 19% valuta le raccomandazioni indicate sul profilo.
=> Scopri perché gli italiani sono scettici verso LinkedIn
Questo il commento di James Sayer, Director di Robert Half Central Europe & The Middle East:
«Con più di quattro milioni di persone in Italia che usano LinkedIn, è fondamentale per i professionisti mantenere aggiornati i propri profili. Oltre a essere un eccezionale strumento di networking, utile per costruire collegamenti e relazioni, LinkedIn è sempre più utilizzato dalle aziende e dagli uffici del personale come fonte di recruiting. È essenziale curare e gestire la propria reputazione online assicurandosi che il proprio profilo sia completo e includa le informazioni più appropriate. Nonostante la popolarità dei professional network, le aziende sembrano ancora preferire i CV tradizionali in quanto considerati più precisi e affidabili.»