C’è il dipendente entusiasta, quello perennemente in ritardo, quello negativo e quello brillante ma pigro: un ambiente di lavoro è caratterizzato da personalità differenti che possono dare origine a situazioni potenzialmente nocive per il lavoro dell’intera squadra.
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Spetta al manager far emergere le doti positive di ciascun elemento e tirare fuori il meglio anche dai dipendenti meno efficienti, tuttavia non è raro imbattersi in alcune individualità originali la cui gestione può rivelarsi più difficile del previsto.
C’è il dipendente con la sindrome della “prima donna”, ad esempio, alla ricerca di feedback positivi e con la tendenza a prevaricare sugli altri, spesso trascurando l’aspetto pratico delle cose. Il segreto per tirare fuori il meglio da un collaboratore con questo temperamento è fornirgli istruzioni dettagliate sul lavoro da svolgere verificando costantemente il corretto e puntuale svolgimento delle mansioni affidate.
Non poche accortezze servono, inoltre, per trattare con il dipendente che tenta sempre di interrompere le conversazioni tra i colleghi, incapace di rispettare il suo turno. La soluzione per limitare i problemi e il malcontento degli altri dipendenti è usare sempre un tono fermo ma gentile, invitando il collaboratore in questione a pazientare senza tuttavia cedere alle sue pressioni e lasciandogli campo libero.
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Pressoché in tutti gli ambiti lavorativi non manca mai il ritardatario cronico, non tanto nell’orario di arrivo in ufficio quanto nella consegna dei lavori richiesti. Un dipendente che, per quanto capace, ha la tendenza ad aspettare sempre l’ultimo momento per portare a termine un compito. Il trucco per garantire sempre il corretto svolgimento del lavoro è suddividere un progetto in più step stabilendo una pluralità di obiettivi da raggiungere.