Una carente pianificazione degli orari di lavoro dei dipendenti può avere conseguenze negative dal punto di vista del rendimento e dell’efficienza degli stessi, che perdono inevitabilmente ogni possibilità di creare un equilibrio tra professione e vita privata.
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Secondo una ricerca promossa nel 2013 dall’Università di Chicago e condotta su un campione di oltre 3700 lavoratori under 32, infatti, cresce il numero di giovani dipendenti che lamentano disorganizzazione e poca attenzione nella gestione dei turni e degli orari lavorativi, sempre più spesso comunicati con poco preavviso.
Una crescete imprevedibilità che sta minando al cosiddetto “work-life balance“, soprattutto ai danni dei lavoratori con figli a carico. Secondo Julia Henly, co-autrice dello studio, questo tipo di disorganizzazione rischia di compromettere sia le capacità genitoriali sia la qualità del lavoro svolto.
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La ricerca sembra evidenziare un aumento generale di questa tipologia di “instabilità” a vari livelli, basti pensare che i datori di lavoro sono soliti stabilire tempistica e orario senza interpellare i dipendenti, siano essi semplici impiegati o professionisti qualificati. Stando ai dati resi noti dall’indagine, infatti, oltre il 75% degli intervistati afferma di subire variazioni di orario per il 30% delle ore di lavoro svolte in un mese.