Maternità e carriera

di Chiara Basciano

12 Settembre 2014 12:00

Le mamme top manager non vengono penalizzate, ma sono guardate come donne capaci e coraggiose

Uno scenario composito e mutevole, quello del mondo del lavoro in rosa, che si evolve e torna indietro mille volte.

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Se infatti negli anni 2000 si assisteva ad un aumento della maternità, non considerata penalizzante per la carriera oggi, a 14 anni di distanza le cose sono ulteriormente cambiate. Con la crisi infatti si è creata una vera e propria spaccatura tra due tipi di donne lavoratrici. Secondo lo studio condotto da Michelle Buding, sociologa dell’università del Massachusetts, la fascia alta delle lavoratrici trova giovamento dal fatto di avere figli, al contrario di quella medio bassa, che trova molte più difficoltà a fare carriera.

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Dal punto di vista psicologico il retro pensiero è che se una top manager riesce a gestire i figli va premiata, mentre una comune lavoratrice viene guardata con sospetto, ipotizzando che, impegnata come madre, avrà poco tempo da dedicare al lavoro. D’altronde è un cane che si morde la coda, come ha messo in evidenza Claudio Lucifora, docente di Economia politica alla Cattolica di Milano «Le aziende si aspettano che dopo la maternità le dipendenti lavoreranno di meno. Così tolgono loro incentivi e opportunità di carriera. Questo fa sì che anche le donne che avrebbero voluto continuare a impegnarsi gettino la spugna. La classica profezia che si autoavvera».

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Secondo gli studi infatti sono moltissime le donne che lasciano il lavoro dopo la nascita dei figli, soprattutto al compimento del secondo anno, quando le energie sono ormai volate via, la carriera si è impantanata e si è arrivate alla conclusione che il gioco non vale la candela. Lo studio inoltre ha notato che lo stipendio delle neo mamme subisce un taglio del 4%, mentre per i livelli alti la retribuzione tende a salire del 6%, uguagliando la tendenza presente nella busta paga dei colleghi maschi diventati padri.