

Ancora un primato poco ambito per l’Italia, che figura tra le ultime posizioni nella UE per numero di “posti vacanti” messi a disposizione delle aziende nazionali, che quindi promuovono assunzioni limitate.
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A stilare la classifica è Eurostat con il report “Job vacancy rate by country” – pubblicato a inizio ottobre – che colloca la penisola in coda sorpassata dalla maggior parte dei 28 Paesi dell’Unione Europea.
In Italia, infatti, il tasso di posizioni lavorative libere è pari allo 0,5%, contro una media UE che si aggira intorno all’1,6%. Se in Germania e nel Regno Unito la percentuale sale rispettivamente fino al 2.8% e al 2.3%, in Lettonia cala toccando lo 0,4%.
Una situazione messa in evidenza anche dall’Istat nella relazione relativa al trimestre aprile-giugno 2014, rapporto che segnalava la “prolungata scarsità di posti di lavoro disponibili” e il medesimo tasso di posti vacanti (che corrisponde alle ricerche di personale promosse dalle imprese, compresa la pubblicazione di annunci e l’organizzazione di colloqui sia al fine di sostituire un dipendente sia con l’obiettivo di ricoprire un nuovo ruolo).
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