Nel 2020 lo stress diventerà la prima causa di malattia e di assenza dal lavoro: a lanciare l’allarme è la l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha), che mette in guardia le aziende sulla necessità di monitorare la salute dei lavoratori a trecentosessanta gradi e mettere in atto modelli organizzativi efficaci e preventivi.
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I dati sono stati presentati a Roma, alla Farnesina, nel corso del convegno titolo “Insieme per la prevenzione e la gestione dello stress lavoro-correlato” promosso nell’ambito della campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri 2014-2015”, realizzato dall’Eu-Osha in collaborazione con l’Inail.
Un’occasione di confronto tra le istituzioni nazionali che ha visto proprio il direttore vicario prevenzione dell’Inail, Tommaso De Nicola, sottolineare il background che si cela dietro la situazione attuale:
«Oggi le cause principali di stress sono l’insicurezza e la precarietà, il carico di lavoro e i fattori organizzativi, in particolare la mancanza di supporto da parte di capi e collaboratori. E per il 50% dei lavoratori europei intervistati lo stress è una condizione normale».
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Elisabetta Belloni, direttore generale per le Risorse e l’Innovazione del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), ha invece focalizzato l’attenzione sull’importanza di avviare politiche di sostegno concrete anche per contrastare i disagi legati allo stress in ambito professionale:
«Gli incentivi ai lavoratori non sono solo economici, ma possono essere anche psicologici. Dunque è giusto puntare su un management capace di assumersi le giuste responsabilità e di trasmettere il senso di squadra, distribuire bene i ruoli, motivare e centrare gli obiettivi».