“Iper-mobilità”: partire spesso per motivi di lavoro, passando da un volo all’altro senza tregua, rappresenta la quotidianità per molti lavoratori, manager o professionisti chiamati a viaggiare per gran parte della loro vita professionale.
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Un’attività stancante anche se stimolante che, secondo una ricerca, nasconde non poche insidie. Uno studio pubblicato rivista Environment and Planning, realizzato da Scott A. Cohen della Surrey University in Inghilterra e Stefan Gössling attivo presso la Linnaeus University in Svezia, mette in luce i possibili rischi per la salute.
Si parla di problematiche di carattere fisico, psicologico e sociale: non solo affaticamento, patologie gastrointestinali e sistema immunitario indebolito, infatti, ma anche notevole stress causato dall’inevitabile accumulo di lavoro arretrato con lo sviluppo di uno stato d’ansia costante.
Dal punto di vista relazionale, infine, a fare le spese di una vita così frenetica passata lontano dagli affetti sono proprio la famiglia (soprattutto per quanto concerne la cura dei figli) e le relazioni sociali.
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Secondo i ricercatori, inoltre, a causa dell’aumento dei viaggi di lavoro l’impatto potrebbe essere negativo per una buona fetta della popolazione.