La scrivania, a casa come in ufficio, rappresenta lo “specchio” dello stile lavorativo di chi la occupa. In qualsiasi ambiente, l’organizzazione dello spazio di lavoro riflette pienamente alcuni tratti della personalità e la dice lunga sulla personalità e sul modo di lavorare.
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Secondo una recente infografica pubblicata da Marketo, il 57% dei lavoratori negli Stati Uniti giudicano i loro collaboratori osservando il livello di ordine, o disordine, che caratterizza la loro postazione in ufficio.
Il 90% degli intervistati, inoltre, ritiene che una scrivania disordinata abbia un impatto negativo sul lavoro, fino a compromettere la produttività.
La stessa indagine individua alcune precise tipologie di lavoratori, ricavate da altrettante modalità di gestione della propria scrivania:
– minimalista: la scrivania è priva di arredamento e chi la occupa è una presenza silenziosa in ufficio, sebbene preferisca svolgere solo le mansioni basilari senza mettersi in mostra e diventare parte attiva in azienda, limitando al minimo le comunicazioni con colleghi e superiori;
– conservatore: il tavolo è coperto di carte, documenti oggetti, rispecchiando la personalità di un lavoratore che desidera sempre essere coinvolto nei progetti aziendali;
– sentimentale: la scrivania-santuario è invasa da ricordi di ogni tipo e chi la occupa ama circondarsi da oggetti che rievocano familiari, viaggi, momenti felici;
– innovativo: la tecnologia è di casa e la scrivania si arricchisce di supporti tecnologici di ogni tipo, che tuttavia non sempre rappresentano un valido aiuto per potenziare efficienza e produttività;
– Maestro Zen: piante, essenze, diffusori e quant’altro hanno il fine di rilassare e aumentare la concentrazione di chi occupa questa postazione, il quale potrebbe però non prendere troppo sul serio scadenze e impegni inderogabili.
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