Bocciata dal Parlamento Europeo la proposta di passaggio a 65 ore lavorative, accogliendo tutti gli emendamenti avanzati. La settimana di lavoro nell’Unione europea resta dunque di 48 ore, grazie ai 421 voti favorevoli, contro i 273 a sfavore e le 11 astensioni.
I risultati della votazione, che concede tre anni agli Stati Ue per arrivare alle 65 ore, sono stati accolti con grande entusiasmo dagli eurodeputati. Starà ai lavoratori scegliere se prolungare la settimana lavorativa fino ad una durata massima di 60-65 ore.
A richiedere l’introduzione di una clausola di opt-out ,che permettesse sotto determinate condizioni di non rispettare la limitazione di 48 ore lavorative settimanali era stato il Regno Unito, che insieme a altri 14 gli Stati membri già ne faceva ricorso.
In particolare Bulgaria, Cipro, Estonia, Malta e Regno Unito consentono l’opt-out in tutti i settori, mentre Repubblica ceca, Francia, Germania, Ungheria, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Spagna solo nei settori in cui vi è un esteso ricorso ai periodi di guardia.
In Italia, alla notizia arrivata dal Parlamento Europeo sulla revisione dei requisiti minimi in materia di organizzazione dell’orario di lavoro, hanno esultato in particolare l’ex ministro del lavoro del governo Prodi, Cesare Damiano e la Cgil per voce del suo segretario confederale, Fulvio Fammoni.