Dazi doganali Hi-Tech, mercato in rivolta

di Noemi Ricci

Pubblicato 11 Giugno 2008
Aggiornato 26 Aprile 2018 08:52

In rivolta Usa e Giappone contro i dazi doganali imposti dai Paesi dell'Unione Europea sui prodotti tecnologici.

In rivolta Usa e Giappone contro i dazi doganali imposti dai Paesi dell’Unione Europea sui prodotti tecnologici. Il reclamo formale, già  preannunciato in gennaio e depositato lo scorso 28 maggio presso il WTO – World Trade Organization avanza la richiesta di far circolare liberamente i prodotti hi-tech abrogando le tariffe doganali, perché queste rappresenterebbero una violazione dell’ ITA – Information Technology Agreement. Il trattato stipulato nel 1996 tra i 70 membri del WTO, afferma che questi dovrebbero favorire il commercio di prodotti tecnologici.

Susan C. Schwab, rappresentante del Commercio USA, ha sottolineato come l’Unione Europea dovrebbe collaborare con gli Stati Uniti per promuovere le nuove tecnologie e non assumere avere atteggiamenti di protezionismo al fine di incrementare i dazi su questi prodotti.
Questo, sempre secondo Schwab, porterebbe solo a scoraggiare l’acquisto di prodotti importati e di conseguenza l’innovazione tecnologica. Si renderebbe quindi necessario che l’Unione Europea eliminasse definitivamente i nuovi dazi e smetta di manipolare le tariffe.

In particolare, sarebbero tre le categorie interessate dai nuovi dazi doganali: schermi, stampanti multifunzione e set top box. Queste tre tipologie di prodotti, infatti, non esistevano al tempo della firma dell’accordo Ati, quindi l’abrogazione dei dazi doganali riguarderebbe solo i prodotti tecnologici ivi presenti.

L’Ue sarebbe accusata di arrivare ad apporre tariffe dal 6% fino al 14% su determinati prodotti. Considerando che le esportazioni mondiali delle tre categorie di prodotto proveniente dagli Usa, nel 2007 hanno raggiunto quota 70 miliardi di dollari e che l’eliminazione delle imposizioni doganali porterebbe ad un risparmio annuo di ben 5 miliardi di dollari, è ben comprensibile il disappunto dei produttori statunitensi.

L’Unione Euoropea si difende insistendo in particolar modo sulle funzioni dei prodotti in questione, diverse da quelle concordate nell’Ati. Gli attuali schermi piatti dei pc e i decoder esportati farebbero parte di categorie non menzionate nell’accordo.

Nello specifico, i monitor con interfaccia DVI ed set top box, nel momento stesso in consentono di registrare flussi di contenuti su un hard disk, sarebbero categorizzati come elettronica di consumo, quindi soggetta ai dazi.
Relativamente alle stampanti multifunzione, invece l’Ue afferma che al tempo della negoziazione Ati, sarebbero stati altri paesi e non la delegazione europea ad opporsi all’inclusione nel trattato di tutti i tipi di prodotti come le fotocopiatrici, anche dotate di scanner, precursori delle attuali dispositivi multifunzione.

Per venire a capo della disputa il WTO potrebbe impiegare dai 12 ai 18 mesi.