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Liberismo e crescita: Draghi oltre il modello sociale europeo

di Anna Fabi

Pubblicato 24 Febbraio 2012
Aggiornato 3 Febbraio 2021 09:15

Ricetta anti-crisi fra rigore e crescita: modello sociale europeo ormai superato secondo Mario Draghi (BCE) , nuovo de profundis del posto fisso.

Il rigore e la crescita, le misure di breve, medio e lungo periodo, lo stato sociale (o welfare state) e il liberismo: se qualcuno non se ne fosse accorto sono temi di stretta attualità in Italia ma anche in Europa, come ha ricordato anche il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, secondo cui il modello sociale europeo è superato.

In una lunga intervista al Wall Street Journal il banchiere centrale ha parlato del futuro dell’Europa, e più nello specifico delle prospettive economiche del Vecchio Continente, alla luce della crisi attuale e del dibattito in corso sulle diverse riforme da attuare, in Europa e nei singoli paesi.

Crisi e recessione

Sull’Europa, l’analisi di Mario Draghi è prudente («è difficile dire se la crisi è risolta») pur sottolineando «i positivi cambiamenti degli ultimi mesi», ossia una maggior stabilità dei mercati finanziari, misure di consolidamento fiscale e riforme intraprese da parte di diversi governi, i passi avanti verso una maggior unità di politica economica europea, un rafforzamento del sistema bancario, una rivitalizzazione del mercato dei bond. Eppure la crescita resta lenta: le previsioni 2012 fotografano una scenario di recessione (secondo le stime della Commissione UE, il PIL in Europa  scenderà del -0,3%, secondo il bollettino mensile della BCE la flessione sarà limitata a -0,1%, pur trattandosi di un dato negativo).

Liberismo

Vista la drammatica situazione in Europa, nel definire i modelli economici da adottare non c’era alternativa alla fase di consolidamento: ha prevalso il rigore di bilancio, anche se come molti sottolineano ha effetti recessivi.

Tuttavia, Draghi distingue tra austerity buona e cattiva, proprio mentre in Italia si dibatte di flessibilità buona e cattiva.

  • Una buona “austerity” (una buona politica liberale?) prevede meno tasse e spesa pubblica  contenuta e concentrata su investimenti e infrastrutture.
  • L’austerity cattiva, invece, è quella più facile da applicare, che aumenta le tasse tagliando le spese capitali invece di quelle correnti.

L’Europa, per tornare a crescere ha bisogno di due cose: liberalizzazioni e riforme del mercato del lavoro. Qui c’è una decisa critica a paesi (come l’Italia?, n.d.r.) in cui esiste una sorta di doppio binario, con una parte del mercato eccessivamente flessibile, concentrata in particolare sui giovani, e una invece troppo rigida in cui, secondo Draghi, «i salari seguono l’anzianità più che la produttività».

Modello sociale europeo

Per quanto riguarda il posto fisso, secondo Draghi – in sintonia con il ministro Elsa Fornero, che ha definito il posto fisso un’illusione e con il premier Mario Monti che lo ritiene monotono – è un concetto che ormai fa parte del passato.

Il dibattito sul posto fisso viene inserito nel più ampio quadro d’analisi del modello sociale europeo, che secondo Draghi «è già superato nel momento in cui siamo davanti all’alta disoccupazione giovanile» di certi paesi. E, per cambiare marcia, ci vuole una riforma del lavoro che crei occupazione e quindi spinga crescita e consumi.

Il dibattito, quali che siano le idee di ognuno, è certamente interessante, oltre che di strettissima attualità, e di non facile conclusione. Lo stesso Draghi arriva a parlare di modello sociale europeo partendo dall’analisi della crisi del debito, scaturita da problemi interni alla Grecia ma che è stata anche l’onda lunga della crisi del 2008, culminata nel fallimento di Lehman Brothers: in quel caso, il modello economico nel mirino è quello super liberista della scuola di Chicago.
E a salvare un sistema bancario sull’orlo del collasso, sono stati proprio gli Stati (quelli europei ma anche gli Usa).