La crisi finanziaria ha accresciuto le difficoltà in termini di acquisizioni a debito, tuttavia il ritmo di crescita del private equity italiano non registra alcun rallentamento(+45%), almeno a guardare i dati del primo semestre 2008.
Le rilevazioni provengono da Associazione Aifi e PricewaterhouseCoopers – Transaction Services, e riguardano principalmente il mercato private equity e venture capital.
Le Pmi giocano un ruolo importante nelle operazioni che, tra gennaio e giugno, sono cresciute (+ 11%) ottenendo un controvalore complessivo di 2,7 miliardi di euro.
La maggior parte delle operazioni stesse (69,5%), infatti, ha riguardato società con un numero di dipendenti inferiore alle 250 unità.
È quindi la composizione del tessuto industriale italiano che ha permesso al mercato di “tenere”, superando di fatto altri paesi in termini di capitale investito, come Germania (2,643 miliardi) e Spagna (1,271 miliardi).
L’aspetto negativo è invece caratterizzato dai disinvestimenti che, se in valore assoluto di operazioni salgono di due unità, in termini quantitativi di capitale scendono del 50%.
Per quanto riguarda la stime di fine 2008, dopo aver sperimentato nel primo semestre un incremento di gruppi industriali (circa il 24%) e individui (circa il 18%) tra gli investitori, le previsioni indicano un sostanziale equilibrio in termini di tipologia di investitori in fondi di private equity.