Lavoro autonomo in crisi, donne e giovani i più penalizzati

di Teresa Barone

25 Gennaio 2022 11:00

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Nel 2021 il lavoro autonomo ha subito pesanti cali di reddito a causa dl Covid e nel tempo perde appeal soprattutto tra le donne e i giovani.

Il lavoro autonomo fatica a ripartire e a tornare ai livelli precedenti all’inizio della pandemia. Nel terzo trimestre del 2021, infatti, è stato registrato un calo di 350mila occupati rispetto allo stesso periodo del 2019 a fronte di un sostanziale recupero dell’occupazione di tipo dipendente.

Un trend messo in evidenza dall’analisi della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro basata sui dati ISTAT, indagine che sottolinea come a essere fortemente penalizzati siano soprattutto le donne (-131mila) e i giovani (-223mila nella fascia di età tra i 40 e i 49 anni).

Lavoro autonomo

Lavoro autonomo: analisi occupazione

Oltre a perdere appeal tra i giovani lavoratori, inoltre, il lavoro autonomo sembra diminuire soprattutto in alcuni comparti, come il commercio che rappresenta il settore maggiormente colpito dal calo: rispetto al 2019 si sono persi più di 190mila autonomi. L’industria si caratterizza per 43mila unità in meno, mentre l’area dei servizi tecnici e professionali ha visto scomparire 34mila autonomi. In controtendenza il settore dell’edilizia, che registra un incremento del lavoro autonomo negli ultimi due anni del 2,8%.

I trend

Sono le professioni tecniche, inoltre, a mostrare un trend negativo con quasi 100mila occupati in meno nell’ultimo biennio, mentre per le professioni intellettuali e ad elevata specializzazione il calo è pari a 73mila lavoratori. A incidere su queste cifre è la diversità di tutela rispetto al lavoro a tempo indeterminato.

Secondo l’indagine svolta in collaborazione con SWG, ad aprile 2021,due autonomi su tre dichiaravano che la pandemia aveva avuto un impatto negativo (51,8%) o molto negativo (14,9%) sul loro lavoro ed il 53,5% aveva registrato un calo di reddito a causa della pandemia, di cui la metà (47,5%) superiore al 30% ed un  44,2% tra il 10% e il 30%.

Anche le prospettive per l’anno in corso lasciano margini di incertezza per quasi la metà dellla platea degli autonomi: il 31,8% teme difficoltà a far tornare l’attività ai livelli pre-Covid ed il 7,7% teme addirittura la chiusura.

Per quanto riguarda le previsioni 2022, il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, auspica una profonda riflessione che ruoti intorno proprio ai lavoratori autonomi:

Le prospettive per i primi mesi del nuovo anno lasciano ampi spazi di incertezza a causa delle conseguenze economiche legate all’emergenza sanitaria. C’è bisogno di avviare una seria riflessione attorno ai liberi professionisti perché è il lavoro autonomo a generare quello dipendente.

La crisi economica, si legge nel report, “ha accelerato la fuoriuscita dal mercato delle realtà imprenditoriali meno solide e delle forme di lavoro più ibride, quali quelle caratterizzate da esercizio individuale e mono committenza”.