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Pensione anticipata per categorie protette e lavoro precoce

di Anna Fabi

9 Febbraio 2022 10:10

Riforma Pensioni: in attesa di nuovi requisiti 2023, ecco chi ha diritto nel 2022 alla pensione anticipata per categorie protette e lavoro precoce.

Tra le misure più attese entro fine dal Governo Draghi c’è la riforma pensioni, da integrare nella Legge di Bilancio per il 2023: dopo le soluzioni transitorie previste per l’anno in corso, le speranze ci stanno concentrando nella concertazione con i Sindacati, da cui dovrebbero emergere novità per la pensione dei giovani, delle donne e per la pensione anticipata nel dopo Quota 102, mentre nulla dovrebbe cambiare per quanto concerne le formule ordinarie di uscita previste dalla Legge Fornero. Tra le altre opzioni sul tavolo, ci sarebbe l’estensione della platea dei lavoratori gravosi con diritto a pensione agevolata, così come avvenuto per l’accesso all’AEPE Sociale.

Ad oggi i lavoratori italiani hanno le seguenti pensione anticipata alternative alla pensione di vecchiaia (che si raggiunge a 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi). Le attuali opzioni: pensione anticipata standard; pensione anticipata contributiva; Quota 102; Opzione Donna; APe Sociale; pensione precoci; pensione usuranti/gravosi; Isopensione; scivolo con contratto di espansione.

Vediamo in particolare quali sono le agevolazioni attualmente previste dal sistema previdenziale italiano per le categorie protette e per i lavoratori precoci (la Legge di Bilancio per il 2022 non ha ampliato la platea dei beneficiari, che pertanto restano quelli rientranti nelle categorie definite nel 2018).

Pensione anticipata categorie protette

Per i lavoratori in difficoltà come cassaintegrati o disoccupati e per i lavoratori che svolgono lavori gravosi da diversi anni in Italia è prevista la possibilità di godere dell’anticipo pensionistico a totale carico dello Stato: l’APe Social. I requisiti per ottenere l’APe Sociale sono:

  • 63 anni di età;
  • 30/36 anni di contributi a seconda della tipologia di aventi diritto.

Le categorie di lavoratori che hanno accesso all’APe Sociale sono:

  • disoccupati: devono avere perso il lavoro involontariamente, o essersi dimessi per giusta causa, e avere concluso da almeno tre mesi la prestazione di disoccupazione. In caso di scadenza di un contratto a termine ci vogliono almeno 18 mesi di lavoro nei tre anni precedenti. Al momento di presentazione della domanda di accesso, bisogna già essere disoccupati, gli altri requisiti (età, contribuzione, almeno tre mesi dalla fine del sussidio) possono essere maturati entro la fine dell’anno. Sono richiesti almeno 30 anni di contributi;
  • caregiver: devono assistere da almeno sei mesi (requisito già maturato al momento di presentazione della domanda di ammissione) il coniuge, anche in unione civile, un parente di primo grado convivente con handicap grave (in base all’articolo 3, comma 3, della legge 104/1992), un parente o affine fino al secondo grado con genitori o coniuge ultra70enne oppure a sua volta in condizioni di gravità. Nel caso in cui il lavoratore decada dalla condizione di caregiver (ad esempio, a causa del decesso del parente), prima di iniziare a percepire la prestazione non ha più diritto all’APe. Se invece questo stesso fatto si verifica dopo che è già iniziato il trattamento, quest’ultimo non si interrompe. Requisito contributivo: 30 anni. Età e contribuzione possono essere maturate successivamente, ma entro la fine del 2021;
  • lavoratori con invalidità al 74%: la riduzione della capacità lavorativa deve essere certificata dalle competenti commissioni mediche e deve già sussistere al momento di presentazione della domanda di accesso al beneficio. Gli altri requisiti si possono maturare in via prospettica nel corso del 2021. Requisito contributivo pari a 30 anni;
  • lavoratori gravosi: hanno svolto per almeno sei anni negli ultimi sette oppure per almeno sette anni negli ultimi dieci una delle mansioni gravosi contenute nell’allegato C della legge 232/2016, come modificata dalla manovra 2018). Il requisito contributivo in questo caso è pari a 36 anni. Al momento di presentazione della domanda di ammissione al beneficio bisogna già avere lo status di addetti a mansioni gravose, gli altri requisiti possono essere maturati entro la fine dell’anno.

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Pensione anticipata precoci

Un’altra tipologia di pensione anticipata agevolata è quella riservata ai cosiddetti lavoratori precoci, ossia quelle persone che  hanno svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età. Queste possono andare in pensione con la cosiddetta Quota 41, ovvero con 41 anni di contributi versati a prescindere dall’età anagrafica al momento della domanda. Attenzione però, i lavoratori precoci – sia uomini che donne – si possono ritirare con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, solo a patto di rientrare in una delle categorie aventi diritto all’APe Sociale:

  • disoccupati;
  • invalidi almeno al 74%;
  • caregiver;
  • addetti alle mansioni gravose elencate nel Decreto 18 aprile 2018.

Ricordiamo che anche per i lavoratori precoci l’articolo 17 del DL 4/2019 ha sospeso l’applicazione dell’adeguamento alle speranze di vita sino al 31 dicembre 2026 e che, a partire da coloro che maturano i requisiti dal 1° gennaio 2019, il DL 4/2019 ha introdotto una finestra mobile trimestrale per l’erogazione del primo rateo della pensione.

Domanda pensione precoci

La scadenza per la presentazione della domanda di certificazione del diritto alla pensione precoci si inoltra all’INPS entro il 1° marzo: serve ad ottenere la verifica positiva delle condizioni necessarie (almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età ed il collocamento in uno nei profili di tutela previsti dall’articolo 1, co. 199 della legge 232/2016, ossia disoccupati, caregiver, invalidi, addetti alle mansioni gravose o alle mansioni usuranti) al conseguimento della pensione anticipata con requisito contributivo ridotto: 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.