C’è sempre una prima volta: JP Morgan Chase, colosso bancario statunitense, ha chiesto ai manager, responsabili del buco di più di 2 miliardi di euro per operazioni azzardate sui derivati scoperto lo scorso maggio, la restituzione di bonus e liquidazione.
Si tratta del primo caso nel quale un istituto bancario, per giunta di quelli “too big too fail” (troppo grossi per fallire), si adopera per farsi ridare indietro benefit monetari dei dirigenti accusati di non aver “identificato e valutato appropriatamente il grado di rischio degli investimenti” e quindi non in circostanze in cui sono avvenute frodi e altri reati penali.
A pagare il prezzo maggiore Ina Drew, 55enne Chief Investment Office di JP Morgan Chase, costretta a rassegnare le dimissioni da capo della divisione londinese, che dovrà restituire la cifra di 7,5 milioni in azioni ricevute nel 2011 più 14,7 milioni di dollari di liquidazione ricevuta.
Anche Bruno Iksil, detto la “balena di Londra” o altrimenti, in modo più cupo, ribattezzato Voldemort, ritenuto colpevole di perdite stimate intorno ai 9 miliardi di dollari, insieme ai suoi diretti superiori, Achilles Macris e Javier Martin-Artajo, dovrà mettere mano al portafoglio e rifondere il suo ex datore di lavoro.
Risparmiato, invece, il compenso di Jamie Dimon, banchiere vicino agli ambienti della Casa Bianca, che continua ad essere saldo al vertice di JP Morgan Chase come presidente e Ceo, pur rimanendo al centro di polemiche e di inchieste avviate dalle autorità statunitensi per indagare su eventuali sue responsabilità legate al rischio di operazioni speculative.
Sembra però in corso una inversione di tendenza nell’atteggiamento di società e istituzioni verso i manager di alto livello del settore bancario, investiti da critiche sul loro operato e sotto accusa per i loro introiti milionari. Proprio ieri in Italia Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, ha fatto presente che il gruppo ha proceduto ad una riduzione dei compensi per il top management.
“Gli stipendi – ha spiegato a margine dell’East Forum 2012 – devono essere allineati alla situazione congiunturale e soprattutto ai risultati aziendali incluse le banche”. Tanto per rincarare la dose e per capire il clima diverso rispetto a qualche anno fa lo stesso Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento alla recente assemblea dell’Abi ha rilevato che il taglio di bonus e retribuzione dei top manager della banche italiane “non è ancora sufficiente”.