Teorie innatiste, comportamentiste e relativiste

di Rosanna Marchegiani

8 Ottobre 2009 10:30

Per le teorie innatiste, leader si nasce. Per le teorie comportamentiste, invece, lo stile di leadership è influenzato dal comportamento del gruppo che il capo è chiamato a dirigere. Infine, per le teorie relativiste non esiste uno stile di leadership valido in ogni situazione, ma esso vada scelto in base a fattori ambientali

Tantissime sono le teorie che si sono sviluppate sul tema degli stili di leadership.

Tali teorie sono riconducibili a tre filoni differenti:

  • le teorie innatiste;
  • le teorie comportamentiste;
  • le teorie relativiste.

Le teorie innatiste si fondano sull’idea che essere leader dipende da qualità innate del soggetto che lo rendono capace di guidare un gruppo e di ottenere la sua fedeltà. Il leader, dunque, ha una serie di caratteristiche personali che lo rendono tale. Egli è dotato di intelligenza, di determinazione, di spirito di iniziativa, di capacità di assumersi le responsabilità, di gestire e di imparare dalle sconfitte ed è dotato di ottime capacità relazionali. Di conseguenza,il leader è colui che ha carisma, genio e intelligenza.

Le teorie comportamentiste osservano il leader sia in base ai suoi comportamenti che agli effetti che questi producono sul gruppo in termini di soddisfazione e di risultati conseguiti. Pertanto lo stile di leadership più adeguato dipende dal comportamento del gruppo.

Tra i principali fautori di queste teorie ci sono White e Lippit che individuano tre stili di leadership: autoritario, democratico e permissivo, come pure troviamo la teoria della X e della Y di McGregor che ritiene che sia valida la leadership autoritaria in presenza di un individui passivi, pigri e poco responsabili, mentre è più opportuna la leadership democratica nel caso di individui che non hanno una natura passiva e non presentano un atteggiamento ostile nei confronti della direzione aziendale.

Nelle teorie innatiste, come in quelle comportamentiste si pone l’accento soprattutto sui fattori personali: quelli del leader nelle prime, quelli del gruppo nelle seconde. Entrambi questi filoni, inoltre, si basano sul presupposto che esiste un solo stile di leadership valido in assoluto: ogni autore cerca di capire quale sia tale stile.

Le teorie relativiste si fondano sull’idea che non esiste uno stile di leadership unico e migliore degli altri sempre e in ogni situazione. Esistono, invece, stili più adatti in determinati contesti o situazioni e meno adatti in altri. I fattori che possono far optare per uno stile di leadership piuttosto che per un altro sono vari, come ad esempio le peculiarità dei collaboratori, il contesto ambientale, la cultura dell’organizzazione, la natura dei compiti. Occorre, quindi, scegliere, di volta in volta, lo stile di leadership più adatto al contesto aziendale.

Nelle teorie relativiste, quindi, sono considerati fondamentali i fattori ambientali. Rientrano tra queste teorie, ad esempio, quella del continuum e le teorie delle fasi.