Burnout è il “non farcela più”, l’insoddisfazione e l’irritazione quotidiana, la prostrazione e lo svuotamento, il senso di delusione e di impotenza di molti lavoratori.
Alcuni lo identificano con lo stress lavorativo specifico delle helping professions, ma l’atteggiamento di indifferenza, malevolenza e di cinismo verso i destinatari della propria attività lavorativa ne fanno un contagioso virus dell’anima; sottile, invisibile, penetrante.
Per affrontare il problema è dunque consigliabile l’adozione di un approccio preventivo. Il contesto lavorativo attuale, modellato da forze sociali, culturali ed economiche potenzialmente rischiose mette a dura prova le organizzazioni, forzate ad aumentare la produttività, a riprogettare le gestioni e a resistere allo sfruttamento opportunistico. E i lavoratori? Interiorizzano tali mutamenti e li trasformano in stress fisico e psicologico.
Così il burnout diventa una sindrome da stress non più esclusiva delle professioni d’aiuto, ma probabile in qualsiasi organizzazione mal gestita, dove si lavora senza organizzazione e con scarsa ed inadeguata retribuzione. Per prevenire tale rischio è fondamentale fare un investimento sulle persone per poter contare su lavoratori ben preparati, leali e dediti, capaci di realizzare un lavoro di qualità.
La strategia vincente è sicuramente puntare sulla promozione dell’impegno nel lavoro, creando strutture e processi gestionali in grado di incrementarlo. Un buon intervento deve essere inizialmente condotto dalla direzione centrale per poi diventare un vero e proprio progetto organizzativo che coinvolga tutti i lavoratori.
Inizialmente le aziende possono avvalersi dell’Organizational Check-up Survey (OCS), un nuovo strumento per valutare il modo in cui un’organizzazione si occupa delle proprie responsabilità nei confronti dei dipendenti. Solo attraverso un lavoro di questo genere, focalizzandosi sull’incremento dell’impegno e sulla promozione dei valori umani, l’organizzazione potrà aumentare la capacità di perseguire la propria missione.
È bene sottolineare che un intervento organizzativo, condotto a livello preventivo, potrebbe richiedere molto tempo per l’implementazione, comportare la necessità della collaborazione di più persone, ma il suo impatto potrebbe risultare molto efficace contro il franco malessere da classico quadro di burnout. Un investimento sulle risorse umane a beneficio della qualità del lavoro e della produttività.