I manager e gli imprenditori prendono decisioni in modi molto diversi. Non è il risultato di una valutazione statistica, ma di una vera e propria ricerca che ha visto gli economisti collaborare con i medici per studiare attraverso una risonanza magnetica un campione di manager e imprenditori, e per capire in che modo funziona il processo di decision making, ovvero il meccanismo decisionale, dei due gruppi in questione.
Il risultato è che gli imprenditori tendono a non fare più cose in parallelo, e quando si spostano da un’attività all’altra lo fanno con maggior efficienza rispetto ai manager. In generale, gli imprenditori sono anche più orientati a prendere decisioni che valutino le conseguenze ultime, cioè gli effetti prolungati del tempo, un fattore a cui invece i manager prestano minor attenzione.
L’indagine è stata fatta da un team di ricerca Bocconi-San Raffaele. Attraverso la risonanza magnetica si è cercato di capire in che modo dei decisori esperti, quali indubbiamente sono questi professionisti, svolgono molteplici attività in parallelo e traggono le conclusioni. I ricercatori sono partiti da un’idea di base: un manager prende decisioni importanti e di grande impatto, ma all’interno di una struttura ben definita, che consente la specializzazione per aree funzionali, mentre un imprenditore, per esempio impegnato nella fase di avvio della sua impresa, deve prestare attenzione a tutto simultaneamente. Queste “abitudini” che presumibilmnete manager e imprenditori hanno nella loro vita professionale quotidiana, possono trovare riscontro in termini neurologici?
Questa la domanda che i ricercatori si sono posti, e la risposta è stata affermativa. Manager e imprenditori sono stati sottoposti alla risonanza magnetica mentre giocavano a un semplice gambling task (un tipo di test che attraverso una situazione di gioco valuta le capacità decisionali): nel caso specifico entrambi dovevano scegliere fra diverse slot machine possibili quella da cui ottenevano il punteggio più alto. Il punteggio variava nel tempo, e in base a questo dovevano decidere se continuare a provare con la stessa macchina o cambiare. Il primo atteggiamento, quello focalizzato, si chiama “exploitative behavior”, mentre il secondo, che cerca nuove soluzioni, si chiama “explorative behavior”.
La prima evidenza è che i risultati fra i due gruppi sono stati molto diversi. E questo è considerato un dato interessante, perchè si tratta in entrambi i casi di gruppi formati da individui sani, simili per composizione in termini di genere, età, e titolo di studio. Variava, appunto, la professione, che evidentemente è un indicatore affidabile di differenze neuropsicologiche.
Le differenze fra i due gruppi comunque non hanno riguardato la tedenza ad essere focalizzati (exploitation) piuttosto che ampi (exploration). Le differenze riguardano piuttosto i sistemi neuronali che vengono attivati, cioè il modo in cui il cervello lavora, per prendere le stesse decisioni.
Per decisioni di tipo “esplorativo”, ovvero “ampio”, gli imprenditori attivano maggiormente sistemi connessi con il controllo dell’attenzione, la resistenza all’appagamento immediato, l’anticipazione di eventi futuri. Quindi, rispetto ai manager, modificano più efficacemente la gamma di cose a cui prestare attenzione, analizzando le conseguenze ultime delle proprie decisioni. E ancora, gli imprenditori tendono a non fare più cose in parallelo, spostandosi da un’attività all’altra con maggior efficienza.
Si tratta di risultati preliminari, che quindi vanno approfonditi. Ma che sono interessanti e si inseriscono nell’attualissimo dibattito sul multitasking, a cui tutti siamo quotidianamente sottoposti perchè riceviamo una vastissima gamma di segnali attraverso molteplici mezzi con effetti sul livello di attenzione, che per seguire tutto rischia di abbassarsi.