Non poteva essere altrimenti: Marissa Mayer e la sua decisione di avversare il telelavoro in Yahoo! stanno provocando una serie infinita di commenti in tutto il mondo, con pochi disposti a giustificare la scelta della giovane manager. Tanto che addirittura Lisa Belkin dell’Huffington Post parla apertamente de “l’esatto opposto di quello che un CEO dovrebbe fare”, riferendosi alla scelta della Mayer.
«Abbiamo bisogno di essere un tutt’uno in Yahoo!, e questo inizia con lo stare fisicamente insieme». Queste le parole pronunciate dal direttore HR Jackie Reses, alle quali la Belkin risponde con un secco “no”, motivato dal fatto che 40 anni fa, magari anche 20 anni fa, tutto questo sarebbe stato vero, visto che gli strumenti per svolgere il proprio lavoro erano fisicamente nella sede dove esso veniva svolto. Ma oggi tutto questo non ha senso, «anche perché ci sono studi che dimostrano che proprio la flessibilità migliora la produttività, e insieme influisce positivamente sul morale e sulla salute del lavoratore».
«Ho avuto speranze in Marissa Mayer», dice la Belkin, «ho pensato che avrebbe infranto alcune barriere, essendo la prima donna incinta entrata a dirigere una compagnia della Fortune 500. Che avrebbe usato il suo potere per rendere Yahoo! un esempio di posto di lavoro che rispetta la famiglia moderna. Che avrebbe abbracciato il pensiero che nuovi strumenti e tecnologie meritano un approccio altrettanto nuovo, per ridefinire il dove e il come i dipendenti siano autorizzati a lavorare».
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L’autrice sottolinea come principalmente l’autogoal sia rappresentato dal fatto di non aver definito quali mansioni dovessero necessariamente essere svolte in ufficio e quali invece potessero continuare ad essere svolte da remoto. Una maniera di agire che evidentemente non prende in considerazione le necessità dei tanti collaboratori, messi in una scatola tutti insieme, secondo la Belkin.
«Un fatto non buono per Yahoo!, non buono naturalmente per i lavoratori, definitivamente un brutto affare», la conclusione di Lisa Belkin.