Come gestire il feedback negativo

di Chiara Basciano

17 Giugno 2013 12:00

Un feedback regolare fa bene al business aziendale. Ma come far andare il collaboratore oltre la percezione di una semplice critica negativa?

Una sottile linea divide un feedback, e in particolar modo quello negativo, da un rimbrotto, spesso anche per l’incapacità di stabilire una certa regolarità nella comunicazione con il team di lavoro. Sia come sia, saper indirizzare il lavoro dei collaboratori senza risultare invadenti e mortificare i loro spazi ha un’importanza determinante, perciò qualche consiglio può aiutare a superare l’empasse e far sì che le vostre critiche siano sempre considerate costruttive.

=> Scopri l’importanza di usare le giuste parole

Definire l’obiettivo. Come nel caso degli sportivi, per i quali l’obiettivo finale è la vittoria, anche per quel che riguarda un’azienda si tratta di stabilire l’obiettivo di business da raggiungere, e la maniera migliore per condividerlo con il team è far partecipare al suo raggiungimento tutte le individualità, premiandone gli sforzi. Da un lato cresce l’azienda, dall’altro non si mortifica l’ambizione dei collaboratori, di certo motivati dal raggiungimento degli obiettivi.

Stabilire un feedback frequente e regolare. Una volta stabilito l’obiettivo, procedete a fornire un feedback regolare e possibilmente personalizzato. Alcuni collaboratori avranno bisogno di una voce ogni giorno, per rendere al meglio, altri andranno avanti da soli e si tratterà di mandare segnali con meno frequenza. L’abitudine al feedback raffredderà certamente le possibili reazioni sbagliate a quello negativo.

Far andare di pari passo feedback e obiettivo. Quando iniziate una conversazione con i collaboratori fate sempre in modo da ricordare l’obiettivo finale, e in particolare il compito preposto al singolo, in modo da farlo diventare il “suo” obiettivo. Stabilendo la conversazione su un piano in cui il manager si propone come colui che aiuta il team a raggiungere i “propri” obiettivi, ecco che si supererà il piano del giudizio per sfociare in quello della motivazione, come capita nel caso del coach, l’allenatore, che sa tirare fuori il meglio dalla sua squadra. E le medaglie vinte andranno tutte a vantaggio del business aziendale.