Nel 2020 4 manager su 10 stranieri

di Chiara Basciano

2 Luglio 2013 11:00

Questo quanto emerge dal report After the Baby Boom di Odgers Berndtson.

«Il ritiro della attuale generazione di leader aziendali porterà a cambiamenti culturali ai quali la maggior parte delle organizzazioni è impreparata». Queste le parole di Richard Boggis-Rolfe, Presidente di Odgers Berndtson, la società che ha intervistato circa 100 dirigenti di aziende a livello globale raccogliendo i dati estrapolati nel report “After the Baby Boom”.

Un’indagine che proiettandosi avanti di qualche anno, al 2020, preconizza un futuro nel quale il 40% dei dirigenti non saranno italiani, ma manager che – come spiega Mauro Giusto, Partner Odgers Berndtson –«proverranno sì dall’Europa, ma soprattutto dai paesi del Bric (Brasile, Russia, India e Cina) e Nex11 (Bangladesh, Egitto, Indonesia, Iran, Messico, Nigeria, Pakistan, Filippine, Turchia, Corea del Sud e Vietnam). A loro si affiancheranno i figli di immigrati, nati e cresciuti in Italia, che avranno conseguito titoli di studio e master con voti eccellenti. Una nuova offerta di forza lavoro qualificata, dunque, che deve essere accolta con favore dalle aziende e utilizzata in maniera strategica per sviluppare o implementare i mercati esteri, dai quali proviene il manager».

=> Leggi il manifesto delle giovani classi dirigenti

Una proiezione, quella del report, che non fa che confermare quella che per ora è soltanto una tendenza, con sempre più manager stranieri che si fermano e sviluppano le loro idee di business nel nostro paese, nonostante la cultura e la mentalità non siano certamente dalla loro parte e non ne facilitino l’operato. E quando la cosiddetta generazione dei Baby Boomers (i nati tra la seconda guerra mondiale e il 1960) sarà costretta a lasciare la mano, saranno le nuove generazioni di manager a prendere in mano la situazione.

Il rapporto si chiude con alcuni suggerimenti su come le aziende possano prepararsi all’avvento della nuova generazione di leader. Tre i suggerimenti principali: trasferire la conoscenza, utilizzando coaching, mentoring e quant’altro, ammodernare la loro struttura organizzativa, compresa la filosofia di incentivazione, e come reclutare e trattenere i talenti e infine investire sulla cultura, immaginando programmi di leadership che tengano in conto la diversità culturale, la flessibilità e le competenze delle persone.