Che sia a causa del traffico, dell’auto in panne o di qualsiasi altro motivo, arrivare sul posto di lavoro in ritardo può capitare anche ai migliori dipendenti.
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Secondo un’indagine condotta da Careerbuilder, tuttavia, nel 30% dei casi il datore di lavoro viene informato inesattamente in merito alle cause del ritardo, infatti i dipendenti tendono a mentire riguardo le vere motivazioni che li hanno portati a fare tardi.
Il sondaggio, basato sulle opinioni di circa 2100 responsabili delle risorse umane e più di 3000 lavoratori, mostra come questa tendenza a mentire nasca dalla paura delle ritorsioni da parte del capo, tanto che secondo il 40% degli intervistati un forte ritardo potrebbe portare direttamente al licenziamento.
Ma come reagiscono i datori di lavoro ai ritardi dei dipendenti? Se un terzo degli intervistati ha ammesso di non “punire” un ritardo occasionale, purché non diventi un’abitudine, il 16% afferma di non valutare i dipendenti sulla base della loro puntualità.
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Per quanto riguarda le motivazioni più diffuse proposte dai lavoratori poco puntuali, al primo posto tra le scuse maggiormente popolari compare il traffico, seguito dalla carenza di sonno e dalle avversità atmosferiche. E ancora, i possibili problemi pratici dei dipendenti con prole da accompagnare a scuola, il trasporto pubblico inefficiente e, infine, le difficoltà a scegliere il look giusto ogni mattina.