Riuscire a scovare i talenti migliori è solo il primo passo. Il difficile infatti è riuscire a trattenerli in azienda. Per questo per il settore delle Risorse Umane si incontrano sempre nuove sfide lungo il percorso.
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Il Randstad Salary, Benefits and Workplace Trends Report mette in evidenza la problematica della carenza delle competenze, affrontata in maniera diversa dalle aziende. Per il 64% il modo migliore è investire nella formazione, il 31% conta invece di introdurre nuovo personale, mentre il 24% considera l’aumento di stipendi e benefits – in particolare formazione (76%), pranzo in mensa (74%), bonus (71%) e crescita professionale (70%) – il modo migliore per trattenere i talenti più utili all’azienda.
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Marco Ceresa, Amministratore Delegato di Randstad Italia, spiega «La ricerca rivela come la vera emergenza, ma anche opportunità per le Direzioni Risorse Umane, sia quella di attrarre, coinvolgere e connettere comunità di lavoratori di talento. Proprio per la strategicità dell’argomento, oggi il top management occupa fino al 20% (fonte: The Economist) del suo tempo in attività di Talent Management sui collaboratori per i quali struttura strategie in cui viene identificato il potenziale, valutata la performance, l’esperienza aziendale e vengono effettuati piani di sviluppo teorici e pratici per creare i leader del futuro».
E proprio al manager è riconducibile il compito di instaurare un buon rapporto coi talenti. Secondo il Report il leader deve saper motivare e ispirare gli altri ma anche avere la capacità di adattarsi alle nuove esigenze e costruire rapporti di fiducia.
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Accanto a lui il comparto delle Risorse Umane deve trovare un nuovo modo di lavorare, adattandolo alle esigenze dei lavoratori e tenendo conto delle differenti generazioni presenti in azienda, generazione X, Y e baby boomers.