Europeista convinto ed europeo illustre, economista che certo non ha bisogno di presentazioni, presidente della Bocconi, ex commissario europeo. Da ieri, 9 novembre, Mario Monti è anche senatore a vita. E, probabilmente, sarà il prossimo presidente del Consiglio, dopo la crisi di governo che si è aperta l’altro ieri sera con l’annuncio del premier, Silvio Berlusconi, di dimissioni dopo l’approvazione della legge di Stabilità.
La mossa a sorpresa con cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha nominato Monti senatore a vita, è da leggere in chiave anti-crisi: indicazione certa ai mercati, all’Europa e alla comunità internazionale al termine di una giornata, quella di ieri, che in borsa e sul mercato dei titoli di stato è stata a dir poco convulsa. Indicazione forte anche per la politica interna, con un’investitura istituzionale che, come scrive ad esempio Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, «sottrae il nome dell’economista milanese alla contesa politica e ne sottolinea le qualità super partes».
Il suo sarà un governo di transizione, tecnico, o istituzionale o di larghe intese o di emergenza nazionale. Comunque, un esecutivo che deve guidare la politica a fare trasversalmetene uno sforzo per uscire dalla pesante situazione economica.
La caratura internazionale e il notevole impegno in Europa sono stati probabilmente elementi essenziali nella scelta di Napolitano.
Mario Monti è il signore dell’Antitrust, l’uomo che disse no a Microsoft. SuperMario anche lui, come il neo presidente della Bce, Draghi. Un nome, una garanzia, si potrebbe dire, visto che entrambi sono fra gli italiani maggiormente stimati in Europa e nel mondo.
Nato a Varese nel 1943, laureato in Bocconi nel ’65, specializzato a Yale, Stati Uniti, inizia con la carriera accademica, insegnando Economia Politica, prima a Torino a poi di nuovo alla Bocconi, di cui diventa rettore, dal 1989 al ’94. Il 1994 è l’anno in cui il primo governo Berlusconi lo sceglie per anadare a Bruxelles, dove resta per dieci anni, fino al 2004, prima commissario al Mercato Interno, poi all’Antitrust (e qui siamo alla Microsoft, a cui infligge proprio nel 2004 una supermulta da 497 milioni di euro). Fra l’altro, la sfida al colosso di Bill Gates gli procura evidentemente un certo prestigio anche oltreoceano, dove qualche mese fa è stato il primo non americano a essere premiato con l’Antitrust Achievementi Award, premio dell’American Antitrust Institute.
Agli incarichi istituzionali affianca una lunga serie di ruoli nel privato: è stato nei cda di Fiat, Generali, Comit. E ancora: internationl advisor di Goldman Sachs e membro dell’International Advisory Board di Coca-Cola. Dunque, l’economia, l’accademia, le istituzioni, il business nel curriculum di un uomo che in Europa è di casa ai più alti livelli. Ha fatto parte della Commissione Attalì voluta dal presidente francese Nicholas Sarkozy, ha lavorato a Libro Bianco sul mercato unico per la Commissione Barroso, è presidente onorario del Bruegel, think tank europeo, membro del Reflection Group on the Future of Europe in 2020-2030 presieduto dallo spagnolo Felipe González.
Si potrebbe proseguire a lungo con gli incarichi e le onoreficenze dell successore di Giovanni Spadolini alla presidenza dell’ateneo milanese che ha formato buona parte della classe dirigente italiana.
Per sapere se, come sembra del tutto probabile, gli sarà affidato il compito di formare il nuovo governo, bisogna attendere pochi giorni: il calendario prevede l’approvazione della Legge di Stabilità entro sabato prossimo, e a quel punto secondo quanto annunciato Berlusconi si dimetterà e Napolitano affiderà l’incarico.