I capitali italiani tornano nelle banche svizzere

di Andrea Barbieri Carones

14 Dicembre 2011 11:00

Sono in aumento i trasferimenti di capitali italiani in banche svizzere; ma una legge potrebbe estendere le mani del fisco oltreconfine.

La Svizzera torna di attualità verso molti italiani, che hanno intenstificato l’esportazioni di capitali nelle sicure banche della confederazione. A dirlo sono soprattutto le fiduciarie del Canton Ticino, zona che molti abitanti della Penisola – lombardi in testa – considerano alla stregua di territorio italiano non sottoposto alle leggi di Roma.

Leggi che, oggi, consentono a quelle migliaia di contribuenti italiani che hanno depositato un totale di 150 miliardi di euro nelle banche elvetiche di stare tranquilli, visto che il governo Monti ha dichiarato che (per ora) non intende firmare accordi con Berna per tassare i capitali andati in Svizzera. E’ possibile però che questa decisione porti a una procedura di infrazione con conseguenti pesanti sanzioni nei confronti del Paese.

Mentre in Parlamento si scatenano le proteste di alcuni gruppi politici, continua il flusso di denaro in transito soprattutto dalla frontiera di Chiasso, dove rispetto ai 330 transitanti sottoposti in dogana a controlli del 2009 si è passati ai 615 del 2010, fino ai 723 dei primi dieci mesi del 2011, con possibilità di toccare quota 800 nelle ultime settimane dell’anno.

Ma a dirigersi verso la Confederazione non sono solo i soldi ma anche le persone, come conferma la presidente della federazione dei fiduciari del Canton Ticino: “Ci hanno chiesto le modalità sia per trasferire denaro sia intere famiglie che magari chiedono come poter prendere la residenza in Svizzera insieme al loro patrimonio, frutto spesso di anni di lavoro e della vendita della propria attività imprenditoriale”.

Fare un profilo di chi saluta l’Italia e i suoi problemi non è facile: gli addetti ai lavori parlano di persone fra i 40 e i 50 anni soprattutto professionisti e imprenditori, che vedono nella Svizzera la salvezza anche se non è tutto oro quello che luccica: con un Pil al ribasso, con i prezzi delle abitazioni in forte crescita e con la possibilità di una nuova tassa di successione del 20%, anche chi risiede nella Confederazione non è al riparo dal carovita.

Comunque, come detto, tra poco il vantaggio di risiedere in Svizzera o di depositarvi i propri capitali nelle sue banche non sarà più vantaggioso: mentre Regno Unito e Germania hanno già firmato un accordo con le autorità elvetiche, a marzo 2012 potrebbe toccare all’Italia. In base all’accordo sottoscritto da Londra e Berlino con Berna, sui soldi esportati sarà applicata una doppia tassazione: una prima, in base all’ammontare del conto e al momento in cui tale conto è stato aperto; una seconda, in proporzione alla rendita annua con aliquote comprese tra il 26 e il 34%. Intanto, la Tesoreria di Stato tedesca si frega le mani visto che questa operazione dovrebbe portare nelle casse dell’Erario circa 2 miliardi di euro ogni anno.

La Svizzera, dal canto suo, fornirà agli Stati firmatari le informazioni sui conti eccetto le generalità dei correntisti, come da tradizione.