Il gruppo Fiat si prepara ad aumentare la propria quota azionaria all’interno di Chrysler, attualmente ferma al 58%, ulteriore passo verso un completo controllo della Casa automobilistica staunitense o a una fusione, di cui si parla da tempo. Lo ha detto lo stesso CEO Sergio Marchionne, che in occasione di una visita negli Stati Uniti ha dichiarato che “le probabilità che Fiat eserciti a luglio l’opzione per acquistare il 3,2% di Chrysler sono superiori al 50%”.
Che equivale a dire che molto probabilmente la transazione si farà e permetterà al Lingotto di toccare il 61%. Fino a questo momento, il 42% delle azioni rimanenti sono nelle mani di Veba, il fondo pensionistico e sanitario dello United Auto Workers (Uaw), il sindacato che negli Stati Uniti tutela gli interessi dei lavoratori nel settore automotive.
Questa “scalata” all’interno di Chrysler è il frutto di accordi tra le parti, siglati del 2009 che prevedevano che Fiat potesse avvalersi dell’opzione di acquisto di quote a partire dal luglio 2012 fino al luglio 2016, in base alla disponibilità finanziaria e alla strategia aziendale del costruttore torinese. Sergio Marchionne ha poi aggiunto poi che “Veba non è un azionista naturale di Chrysler”, confermando perciò che l’intenzione finale è quella di arrivare a una fusione tra i due gruppi automobilistici.
Il manager italocanadese, intanto, ha fatto visita allo stabilimento di produzione americano di Belvedere, nell’Illinois, per il quale sono stati investiti 20 milioni di dollari in ammodernamenti e dove è da tempo iniziata la produzione della berlina Dodge Dart la nuova auto che sarà commercializzata a partire dalle prossime settimane e che viene costruita con la piattaforma Fiat. La novità è che questa vettura, il cui primo esemplare è uscito dalla catena di montaggio il 9 maggio scorso, rappresenta il primo modello esclusivo per il mercato statunitense a essere prodotto dall’alleanza Fiat-Chrysler.
Nella visita a Belvedere, Marchionne ha sottolineato anche che giusto un anno fa l’azienda del Michgan restituiva all’amministrazione federale di Washington e di Ottawa i prestiti concessi dai governi di Usa e Canada per salvare l’azienda dalla bancarotta.
Sul fronte italiano, invece, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha tenuto a precisare che “Fiat manterrà gli impegni di investimento in Italia ed è una risorsa per il sistema Paese e non solo per la città di Torino”. Il titolare del dicastero ha sottoineato che alla base c’è la garanzia del CEO Marchionne, fatta personalmente al governo.