Condono edilizio: il silenzio assenso rende conforme l’abuso

di Barbara Weisz

23 Maggio 2025 11:01

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Consiglio di Stato: scatta il silenzio assenso se il Comune non risponde entro 24 mesi a una domanda di condono edilizio, anche senza requisiti.

Se il Comune non risponde a una domanda di condono edilizio per 24 mesi, scatta il silenzio assenso. Lo stabilisce una sentenza del Consiglio di Stato dando ragione a un cittadino al quale l’amministrazione aveva negato la richiesta di sanatoria dopo 13 anni dalla presentazione della domanda.

Sanatoria dopo 24 mesi di silenzio

Il Consiglio di Stato, con sentenza 3051/2025 ha stabilito che il silenzio-assenso scatta dopo 24 mesi (articolo 35 della legge 47/1985) e vale anche nel caso in cui la richiesta riguardi immobili non ammissibili a sanatoria. Eventualmente, resta al Comune la strada dell’autotutela, ma anch’essa nel rispetto dei limiti temporali previsti per legge (pari a 18 mesi). Il caso esaminato riguardava una domanda di sanatoria per abuso edilizio presentata nel 2004 ed alla quale il Comune aveva chiesto integrazione della documentazione (presentate dal richiedente) ma poi non aveva più fornito riscontri, rigettando la richiesta dopo 13 anni per carenza di requisiti.

Legittimo anche l’abuso edilizio

La sentenza conferma un orientamento giurisprudenziale rilevante, in base alla quale il fatto che un’opera edilizia sia o meno condonabile non rileva per escludere il silenzio-assenso. Che, di conseguenza, quando si forma rende automaticamente legittimo l’atto, sanando quindi l’intervento edilizio abusivo.

L’autotutela, in base all’articolo 21-nonies della legge 241/1990, consente all’amministrazione di annullare un atto legittimo, ma come detto solo entro 18 mesi, trascorsi i quali non è più percorribile.